Nonostante accumuli nevosi superiori del 30% alla media, la combinazione di temperature anomale e sabbia del Sahara tra luglio e agosto ha fatto perdere il 2,5% del volume alle masse glaciali della Svizzera
Come una rondine non fa primavera, una nevicata non salva i ghiacciai dalla scomparsa. Le precipitazioni nevose più che abbondanti di questo inverno e primavera su gran parte dell’arco alpino hanno fatto voltare pagina dopo un biennio di siccità estrema. Ma non hanno fermato, e neppure rallentato, la fusione dei ghiacciai.
Fusione dei ghiacciai, i dati di GLAMOS per la Svizzera
“Dopo le circostanze estreme incontrate nel 2022 e nel 2023, non si intravede alcun sollievo per i ghiacciai svizzeri”, scrive la Commissione svizzera per l’osservazione della criosfera dell’Accademia svizzera delle scienze. Le nevicate eccezionali dell’inverno sono state controbilanciate da una combinazione di temperature ben sopra la media a luglio e agosto e dall’afflusso di ingenti quantità di sabbia del Sahara anche in alta quota. Risultato? Una perdita del 2,5% del volume dei ghiacciai del paese.
Più in dettaglio, le nevicate sono state in media il 30% più abbondanti del solito. In alcuni luoghi, come sul Weissfluhjoch nel canton Grigioni, la neve cumulata era ai livelli più alti mai registrati da 90 anni a questa parte. E questa situazione si è protratta fino a giugno inoltrato. “Grandi volumi di neve invernale sono riusciti a rallentare la perdita di ghiaccio, ma non a fermarla”, spiega la Commissione, che si basa sui dati della rete di monitoraggio GLAMOS.
A metà maggio c’erano ancora 6 metri di neve sul Claridenfirn nelle Alpi Glaronesi. A settembre erano completamente scomparsi. I ghiacciai sotto i 3.000 metri si sono sciolti completamente e hanno perso anche 2 metri di spessore medio, come per il ghiacciaio Giétro nel Vallese, il ghiacciaio Plaine Morte nel Canton Berna e il ghiacciaio Silvretta nei Grigioni.
Quindi il 2024 ha sì rallentato il passo rispetto al 2022 e 2023, ma non ha invertito la rotta sulla fusione dei ghiacciai. Due anni fa sparì in un’estate il 6% del volume dei ghiacciai svizzeri, l’anno scorso il 4%. È stato il biennio peggiore di sempre. Il 2024 si è mangiato un ulteriore 2,5%, una perdita “superiore anche al valore medio dell’ultimo decennio”.