Stangata della Corte di Conti UE sui piani con cui i Ventisette mettono in pratica la riforma della politica agricola comune (PAC)
Tra l’ambizione ‘verde’ della nuova politica agricola comune (PAC) riformata nel 2021 e i piani nazionali che la dovrebbero mettere in pratica c’è “un abisso”. I paesi europei hanno usato tutte le misure di flessibilità e le deroghe previste dalla riforma, e molti hanno ridotto o ritardato l’applicazione delle misure necessarie per ottenere i fondi da Bruxelles. Risultato? I piani nazionali PAC non sono molto più ‘verdi’ di prima.
Si salva solo l’impostazione originaria della riforma
Il giudizio arriva dall’ultima relazione della Corte dei Conti europea, pubblicata il 30 settembre. Giudizio durissimo, che boccia su tutta la linea la direzione in cui l’Europa sta portando il settore agricolo. Si salva solo l’impostazione originaria della riforma. Quella che ha introdotto la tutela dell’ambiente e del clima attraverso eco-schemi e condizionalità verdi. Ma la sua traduzione in concreto, e ancor di più il suo recepimento da parte dei Ventisette, è più che carente.
“L’impostazione della politica agricola comune è migliorata sotto il profilo ecologico. Tuttavia, rispetto al passato, non abbiamo riscontrato differenze sostanziali nei piani agricoli degli Stati membri”, ha dichiarato Nikolaos Milionis, il membro della Corte dei Conti europea responsabile dell’audit. “La nostra conclusione è che le ambizioni climatico-ambientali dell’UE non trovano sponda a livello nazionale e che mancano, inoltre, elementi chiave per valutare la performance ecologica”.
Piani nazionali PAC, cosa non quadra?
La riforma del 2021 ha previsto più vincoli per ottenere i fondi, ma anche più flessibilità. L’aspetto distintivo dei vincoli è l’attenzione per le misure in favore di clima e ambiente. A cui i piani nazionali PAC devono assegnare una percentuale minima di fondi. Ma sia nella riforma (e nelle sue modifiche successive) sia nei piani nazionali ci sono aspetti che depotenziano la svolta ‘verde’ della PAC, avverte la Corte del Lussemburgo. Quali sono le criticità riscontrate?
- PAC annacquata – Con le proteste dei trattori, la Commissione ha allentato alcuni dei requisiti di condizionalità che garantivano la tutela ambientale. La rotazione delle colture, ad esempio, adesso è facoltativa e non più obbligatoria.
- Incognita allineamento al Green Deal – Manca l’obbligo di indicare nei piani nazionali PAC come le misure previste si collegano con i capisaldi del Green Deal.
- Impossibile misurare e valutare – Per come sono formulati, gli obiettivi contenuti nei piani nazionali PAC sono quasi sempre impossibili da misurare. Quantificare l’apporto ai target del Green Deal è quindi altrettanto impossibile.
- Piani non migliorati – Anche se la Commissione ha espresso preoccupazione per 25 dei 28 piani nazionali (il Belgio ne ha presentati 2, uno per la Vallonia e uno per le Fiandre), gli stati si sono limitati a rispondere alle osservazioni dell’esecutivo UE ma spesso non hanno modificato i loro piani. Nel 57% dei casi hanno cambiato il piano in aderenza alle richieste, nel 35% dei casi invece non hanno cambiato nulla.
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