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Come si vivrebbe nelle città se il surriscaldamento superasse i 3 gradi?

Un report del World Resources Institute (WRI) mostra cosa accadrebbe nelle città se il surriscaldamento globale superasse i 3 gradi

Come si vivrebbe nelle città se il surriscaldamento superasse i 3 gradi?
Immagine di ilovehz su Freepik

In uno scenario a + 3°C quasi 600 milioni di persone sarebbero esposte ai pericoli climatici

Stiamo letteralmente correndo incontro ad un futuro surriscaldato, basti notare che quest’estate italiana è stata la terza più bollente dal 1800. Niente male come record negativo. Ma cosa accadrebbe alle città del mondo se un surriscaldamento di 3 gradi?

Una possibile risposta arriva World Resources Institute (WRI) che ha provato a comparare un futuro con un aumento delle temperature pari a 1,5°C ed uno con più 3°C, puntando i riflettori sulle realtà più suscettibili a questo cambiamento, come i paesi meno ricchi e le metropoli sovrappopolate. 

Il risultato mostra un mondo dove quasi 600 milioni di persone saranno esposte alle inondazioni causate dall’innalzamento dei mari, la produzione alimentare dimezzerà e gli habitat naturali subirebbero perdite irreparabili. 

Non a caso nell’ormai lontano 2015 si è optato per mantenere una soglia di riferimento prudenziale del surriscaldamento globale a 1,5°C, per evitare di scoprire quali sarebbero le reali conseguenze del global warming.

Cosa accadrebbe alle città se la temperatura globale aumentasse di 3 gradi?

I nuovi dati forniti dal WRI analizzano i pericoli climatici del surriscaldamento di 3 gradi rispetto allo scenario 1,5 gradi, nel contesto urbano di oltre 1.000 città globali che attualmento ospitano circa il 26% della popolazione mondiale (2,1 miliardi di persone).

La maggior parte delle città si troverebbe ad affrontare ondate di calore della durata di oltre un mese con una domanda di energia per l’aria condizionata che schizzerebbe alle stelle. Le infrastrutture verrebbero messe a dura prova ed emergerebbero notevoli disuguaglianze tra le fasce più o meno ricche della popolazione, oltre a macro conseguenze a livello economico globale. 

Se poi pensiamo che entro il 2050 altri 2,5 miliardi di persone si trasferiranno in città, ciò significa che saranno i due terzi dell’umanità a dover fare i conti con il climate change.

Ondate di calore lunghe un mese

Se lo scorso agosto ti è sembrato troppo caldo con i suoi 2,38 gradi in più rispetto alla media, immagina un’ondata di calore di quasi un mese. 

Secondo i dati ottenuti dallo studio WRI in un mondo con un aumento delle temperature di 1,5°C le ondate di calore potrebbero durare in media 16,3 giorni, coinvolgendo circa il 3% delle città del mondo.

Con un surriscaldamento di 3 gradi oltre il 16% delle città più grandi del mondo sarebbero coinvolte (302 milioni di persone) in ondate di calore lunghe mediamente 24,5 giorni.

Un record che potrebbe raggiungere i 36,3 giorni in aree geografiche come il medio oriente e il Nord Africa. 

Allo stesso modo aumenterebbe anche la frequenza delle ondate di calore:

  • in un mondo a + 1,5°C la città media sperimenterebbe 4,9 ondate di calore l’anno;
  • mentre con un aumento di 3°C le ondate di calore salirebbero a 6,4 l’anno.

Attualmente solo l’8% di chi vive nelle aree più calde e più povere ha l’aria condizionata 

Più giorni di caldo significa un aumento della richiesta di raffrescamento, ma anche in questo caso, la risposta cambia a seconda dell’area geografica e del ceto sociale. 

Un aumento delle temperature di 1,5 gradi comporterebbe un raddoppio della domanda energetica di raffrescamento per circa 8,7 milioni di persone di una manciata di città globali. 

Un surriscaldamento di 3 gradi comporterebbe il raddoppio della domanda per 195 milioni di persone

Nonostate al momento l’aria condizionata sia comunemente meno utilizzata nelle città a basso reddito, si prevede che la domanda aumenterà di pari passo con la crescita di popolazione ed economica di queste aree. E’ il caso dell’India che secondo lo studio WRI, entro il 2050 eguaglierà fino a superare il numero di apparecchi di condizionamento dell’Europa. 

Ma senza politiche o investimenti pubblici il risultato sarà inevitabilmente la disuguaglianza. Solo circa l’8% dei 2,8 miliardi di persone che vivono nelle zone più calde e spesso più povere del mondo hanno attualmente l’aria condizionata in casa. In India, si stima che oltre 215 milioni di persone nelle città siano già a rischio di problemi legati alla salute e causati dal caldo per la mancanza di infrastrutture di raffreddamento.

Scarica lo studio completo del WRI contenente i dati di 14 differenti indicatori di rischio climatico correlati all’aumento delle temperature per 996 città globali dello scenario di +1,5 gradi e di + 3 gradi.

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