L’Azerbaijan è uno dei maggior produttori di gas fossile al mondo. E pianifica di espandere l’estrazione del 30% nel prossimo decennio. La valutazione di Climate Action Tracker sul paese che dirigerà i negoziati sul clima di novembre
La politica climatica di Baku ha cancellato l’obiettivo sulle emissioni al 2030
Tra 2 mesi ospiterà la Cop29 e già da quasi un anno tiene le redini dei negoziati internazionali sul clima. Ma non fa i compiti a casa. L’ambizione della politica climatica dell’Azerbaijan è “criticamente insufficiente” rispetto alla traiettoria necessaria per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5 gradi.
È il magro voto in pagella che Climate Action Tracker (CAT) assegna a Baku. CAT aggiorna regolarmente un database con le valutazioni sulla politica climatica di decine di stati, Italia inclusa. È ritenuta una delle fonti indipendenti più affidabili per giudicare la validità o meno delle scelte dei governi sul contrasto alla crisi climatica.
Il problema con l’Azerbaijan non è solo che la sua politica climatica è “ben lontana” dall’essere coerente con il limite di temperatura di 1,5°C dell’accordo di Parigi. La sua traiettoria emissiva è diametralmente opposta a quella necessaria. La previsione di CAT è che i gas serra generati da Baku, uno dei maggiori paesi produttori di gas fossile, cresceranno del 20% entro il 2030.
In particolare, schizzeranno verso l’alto le emissioni di metano, direttamente legate ai livelli produttivi di gas fossile previsti dal paese. Mentre, per centrare 1,5 gradi, dovrebbero scendere del 66% entro fine decennio rispetto ai livelli del 2020.
E non è tutto. Invece di guidare con l’esempio gli Stati e spingere per più ambizione climatica, l’Azerbaijan sta tornando indietro. Baku “sembra aver abbandonato il suo obiettivo di emissioni per il 2030”, i suoi obiettivi di energia rinnovabile rimangono “deboli” e il governo non sta facendo nulla per diminuire la dipendenza economica dai combustibili fossili. Anzi, nei prossimi 10 anni il paese punta ad aumentare l’estrazione di gas del 30%. Quando già oggi le emissioni dai combustibili fossili esportati sono il doppio delle emissioni nazionali.
La conclusione? “Prevediamo che le emissioni in base alle attuali politiche implementate dall’Azerbaijan aumenteranno a 81-92 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030, circa il 13-28% in più rispetto ai livelli del 2020, il che significa che le sue attuali politiche stanno andando nella direzione completamente sbagliata per soddisfare i suoi deboli obiettivi climatici, per non parlare della compatibilità a 1,5°C”, scrive CAT.
Non stupirà che Baku “non abbia incluso la transizione dai combustibili fossili” pattuita l’anno scorso a Dubai alla Cop28 “nell’agenda della sua presidenza COP29”, il documento che delinea le priorità per il prossimo vertice e che dovrebbe, come minimo, partire dallo stesso livello di ambizione del summit precedente.
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