Quasi la metà dei 6,6 milioni di edifici italiani inseriti nel Sistema SIAPE hanno una certificazione APE in classe F o G.
In Italia sono presenti circa 12 milioni di edifici ad uso residenziale e 1,7 milioni ad uso non residenziale
In 9 anni di rilevazioni del SIAPE, il Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica sviluppato da ENEA, sono stati prodotti ben 6,6 milioni di certificati APE.
Se consideriamo che il patrimonio immobiliare italiano si compone di circa 14 milioni di edifici, dei quali 12 milioni ad uso residenziale, capiamo che la strada da percorrere è ancora lunga. Ma come sono le prestazioni energetiche di questo 50% di edifici che dopo aver ricevuto la certificazione APE si è registrato al portale si ENEA?
A dircelo in anteprima è l’analisi di SAIE Bologna in attesa del 5° Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica che sarà presentato il prossimo 10 ottobre.
Quasi la metà degli edifici italiani nelle ultime due classi energetiche
Il Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica SIAPE è attivo dal 2015. Da allora è possibile tracciare una stima dei progressi e, soprattutto, dello stato di fatto del patrimonio, anche se come già sottolineato, la piattaforma fotografa solo ma metà degli edifici italiani.
E purtroppo il quadro che emerge in questo 2024 non è rassicurante. Sono addirittura il 45% gli edifici italiani registrati sul SIAPE con Certificazione APE in classe F e G, ovvero le classi peggiori.
In contrapposizione, sono solo il 16% gli immobili che offrono le prestazioni energetiche migliori con certificazione in classe A.
La situazione appare in leggero miglioramento rispetto al 2022:
- gli attestati di Prestazione Energetica APE in classe A sono cresciuti di 4 punti percentuale;
- calano le classi F e G di 6 punti percentuali.
I Bonus Edilizi hanno migliorato le prestazioni degli edifici italiani?
Come sottolineato da ANCE in un recente report, si stima che il Superbonus abbia consentito di efficientare il 5,8% del patrimonio edilizio italiano. Dati confermati dal CNI che ha stimato un risparmio annuo pari a 1,1 miliardi di metri cubi da quando la misura è stata introdotta grazie agli interventi di coibentazione dell’involucro.
Come riporta l’ultimo report ENEA sui dati di Agosto 2024, sono complessivamente poco più di 499.000 gli edifici ristrutturati grazie al Superbonus. Ma alla Direttiva sulle Performance energetiche degli edifici “Case Green” questo non basta. Il testo europeo ci chiede di accelerare il passo e garantire una riduzione dei consumi energetici entro il 2030.
Dunque se si raffrontano i dati presenti nel SIAPE nel 2019, ovvero l’ultimo anno ante Superbonus, con i dati delle Certificazioni APE attuali emerge l’impatto della misura:
- in questo caso le classi A sono aumentate di 7 punti percentuali;
- mentre le classi F e G sono in calo di 9 punti.
Le regioni più virtuose
Guardando l’intero comparto nazionale sappiamo che il 60 % degli edifici a uso residenziale è stato costruito prima del 1976, anno in cui è stata introdotta la prima legge sul risparmio energetico. E’ chiaro che la base di partenza è complessa e gli interventi da effettuare saranno tanti.
Scendendo di scala è invece la Regione Lazio a detenere il record negativo (65%) per il maggior numero di certificazione APE registrate in piattaforma appartenenti alle classi F e G.
Segue la Toscana con il 62% di immobili con basse performance, Umbria con il 61% e il Molise (61%).
Mentre occupano la testa della classifica per maggior numero di certificaioni APE in classe A, la Valle d’Aosta (20%), la provincia autonoma di Trento e Lombardia entrambe al 15%.