Nel primo semestre gli ordini per turbine eoliche a terra hanno raggiunto quota 91,2 GW a livello globale, in gran parte grazie alla crescente domanda di aerogeneratori nella regione settentrionale della Cina. Ma gli OEM occidentali faticano a competere nel mercato
Turbine eoliche onshore, cresca la domanda cinese
Crescono i nuovi acquisti eolici a livello mondiale. Secondo l’ultimo report della società d’analisi Wood Mackenzie, nei primi sei mesi del 2024 gli ordini per turbine eoliche onshore hanno raggiunto un totale di 91,2 GW. In aumento del 23% rispetto al primo semestre 2023.
Su questi numeri in crescita influisce senza dubbio l’aumentata domanda europea (+11%), ma la vera leva sono stati gli ordini provenienti dalla Cina. Con una domanda interna di aerogeneratori per oltre 70 GW, la Repubblica popolare si prepara a replicare il successo 2023, anno in cui è riuscita ad installare ben 69 GW di eolico a terra, sui 106 GW realizzati a livello mondiale.
Quest’anno tutto fa pensare che Pechino voglia battere il suo stesso record, ma non è solo la domanda a lievitare in maniera stupefacente.
I produttori cinesi di turbine dominano il mercato
“Gli OEM (original equipment manufacturer) cinesi continuano a battere record per l’acquisizione di ordini su attività sia a livello nazionale che all’estero [5 GW]”, ha affermato Luke Lewandowski, vicepresidente per la ricerca globale sulle energie rinnovabili presso Wood Mackenzie. “Al contrario, gli OEM occidentali stanno lottando per tenere il passo, sfidati dai vantaggi competitivi della Cina in termini di prezzi e disponibilità. La debole domanda nei mercati occidentali, così come l’incertezza politica, l’inflazione e altre pressioni sui costi hanno anche ridotto l’attività negli Stati Uniti e in Europa. La Cina rimane il leader indiscusso del settore”.
Nel dettaglio nel primo semestre 2024 produttori di turbine europei e statunitensi hanno contribuito solo al 13% degli ordini globali, con meno di 10 GW onshore. Nel frattempo anche l’industria eolica indiana ha fatto grandi passi avanti nel primo semestre, con un aumento del 69% anno su anno degli ordini.
Cosa sta facendo l’Europa per proteggere la sua industria eolica
In questo contesto i dati di WindEurope parlano chiaro. Nonostante gli ordini in aumento, nel Vecchio continente le decisioni di investimento finalizzate alla realizzazione di nuovi parchi eolici sono in calo. Nel dettaglio nel primo semestre 2024 l’Europa ha preso decisioni di investimento finali (FID) in nuove wind farm (a terra e in mare) per un valore totale di 15,4 miliardi di euro. Ciò rappresenta meno del 30% del totale delle FID prese nel 2023.
Un problema non da poco in un momento in cui l’industria eolica europea lotta per rimanere a galla e riconquistare la leadership di mercato. Alcuni aiuti politici sono già stati messi in campo. La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha istituito e iniziato a utilizzare il suo pacchetto di controgaranzie da 5 miliardi di euro. Le aste governative per l’assegnazione di nuovi contingenti rinnovabili stanno lentamente dando spazio a criteri non basati sui prezzi e migliorando l’indicizzazione dei prezzi.
E sta aumentando il supporto agli investimenti nella supply chain. Ad oggi, scrive WindEurope, la catena di approvvigionamento dell’eolico europeo è impegnata a costruire nuove fabbriche e ampliando quelle esistenti. Entro la fine del 2025 dovrebbe arrivare ad una capacità produttiva annuale di 22,5 GW di turbine eoliche onshore.
È presto per capire che direzione prenderà il mercato e se la strategia UE avrà davvero effetto.
Il mercato dell’eolico offshore
Mentre l’attività legata alle turbine a terra è cresciuta, il settore eolico offshore ha registrato qualche difficoltà, con un calo degli ordini del 38% su base annua nel primo semestre (-4,1 GW).
“Il mercato offshore conta quasi 30 GW di ordini condizionati a livello globale, di cui 21 GW sono destinati a progetti in Europa e negli Stati Uniti, ma le difficili condizioni economiche continuano a ritardare la conversione in ordini fermi”, ha affermato Lewandowski.
Leggi anche Cosa succederà all’eolico offshore in Europa?