La Commissione pubblica il rapporto sullo Stato dell'Unione Energetica (Energy Union Report) 2024 mettendo in luce i progressi compiuti e le nuove sfide nell'UE-27. Simson: "Abbiamo compiuto progressi impressionanti negli ultimi 5 anni, ma saranno i prossimi 5 quelli davvero cruciali per la nostra transizione energetica"
Stato dell’Unione Energetica 2024, a che punto siamo?
Come sta andando la transizione energetica dell’Unione Europea? Quanto si stanno impegnando gli Stati membri? Quanto funziona la collaborazione e il coordinamento nell’UE-27? A queste e altre domande risponde il Rapporto sullo Stato dell’Unione dell’Energia 2024 (State of Energy Union Report 2024), fedele fotografia delle azioni intraprese e dei progressi compiuti in ambito energetico.
La relazione è stata presentata stamani a Bruxelles per fare il punto della situazione e descrivere il mondo in cui il Blocco ha gestito le incredibili sfide dell’ultimo periodo. Dalla gestione del piano di ripresa post-Covid agli effetti della guerra russa in Ucraina.
I progressi dell’Unione Energetica
Per Kadri Simson, commissaria all’Energia, il rapporto sullo Stato dell’Unione dell’Energia 2024 “è davvero una testimonianza della profonda revisione della politica energetica UE che abbiamo realizzato negli ultimi cinque anni”. Anni in cui l’UE ha rivisto al rialzo tutti i principali obiettivi energetici e climatici. Anni che hanno visto crescere progressivamente la quota di rinnovabili nella produzione elettrica (fino al 50% dei primi sei mesi del 2024), e in cui le importazioni di gas naturale russo si sono ridotte al minimo (85% del totale dal 45% del 2021). E che hanno visto i Ventisette fare squadra per affrontare una devastante crisi energetica.
Come dimostrano il rapporto Stato dell’Unione Energetica 2024, l’azione tempestiva e concertata a livello di Stati membri, UE e cittadini ha evitato gli effetti peggiori. Risparmiando energia, diversificando le forniture e adottando nuove misure per debolezze strutturali dell’UE.
Le nuove sfide dell’Energy Union
“Abbiamo quindi compiuto progressi impressionanti negli ultimi cinque anni, ma saranno i prossimi cinque ad essere davvero cruciali per la nostra transizione verso un’energia pulita, per il rispetto degli impegni dell’Accordo di Parigi, per la prosperità dei nostri cittadini e per la competitività della nostra industria”, spiega Simson.
Oggi l’Unione si trova davanti a sfide nuove e cruciali come il divario di ambizione negli obiettivi di efficienza energetica, l’aumento della povertà energetica, il differenziale di prezzo dell’energia rispetto ad altri concorrenti globali o il rischio di nuove dipendenze strategiche critiche. Per ognuno di questi elementi sarà necessario un cambio di passo sia a livello comunitario che nazionale, attraverso un maggiore coordinamento, integrazione del mercato e azioni congiunte.
I PNIEC mancanti
“Per cominciare, dobbiamo concentrarci sull’implementazione e completare ciò che abbiamo iniziato”, ha dichiarato la politica estone.
Il primo punto sulla lista sono i Piani nazionali per l’energia e il clima (PNIEC). Ad oggi, solo dieci paesi, tra cui l’Italia, hanno consegnato il testo definitivo e la deadline ha già oltre due mesi alle spalle. “Questi piani sono essenziali per trasformare gli impegni in azioni e dare certezze agli investitori”, sottolinea la Commissaria esortando i ritardatari a sbrigarsi.
Piano REPower, più rinnovabili per abbassare i prezzi
L’altro ambito in cui c’è ancora molto lavoro da fare è il Piano REPowerEU. “I prezzi dell’energia restano ancora troppo alti, come hanno ricordato i rapporti Letta e Draghi”, ha aggiunto Simson. “Questi prezzi pesano sui nostri cittadini e sulle nostre aziende energivore. E hanno un impatto sulla competitività internazionale dell’Europa, soprattutto nei confronti di Cina e Stati Uniti. Abbiamo fatto molto in questo mandato per abbassare i prezzi dal picco del 2022, ma ora dobbiamo affrontare le questioni strutturali. Credo che la strada principale sia quella di aumentare ulteriormente il ritmo di distribuzione delle energie rinnovabili“.
Le infrastrutture energetiche
Non solo. L’Unione europea ha oggi bisogno di una maggiore spinta allo sviluppo delle infrastrutture e delle reti, in particolare per supportare l’elettrificazione. “Quest’area necessita di notevoli investimenti aggiuntivi, come ha osservato il rapporto Draghi, ed è fondamentale per l’integrazione del mercato e l’implementazione delle energie rinnovabili”.