Rinnovabili • Finanza per il clima: l’Italia versa solo il 72% della sua fair share

Finanza per il clima, l’Italia paga solo per il 72% della sua responsabilità storica

Il think tank indipendente Odi elabora un insieme di criteri per determinare la fair share di finanza climatica di ogni paese. L’Italia dovrebbe versare oltre 4,6 miliardi di dollari l’anno

Finanza per il clima: l’Italia versa solo il 72% della sua fair share
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Rifare i conti con la finanza per il clima

Insieme alle altre economie avanzate, nel 2022 l’Italia ha raggiunto l’obiettivo di finanza per il clima di 100 miliardi di dollari l’anno. In realtà, Roma ha contribuito meno di quanto avrebbe dovuto: le risorse messe a disposizione sono solo il 72% della “giusta quota”. Il Belpaese ha garantito 3,35 miliardi di dollari, ma considerando il suo contributo storico alla crisi climatica e altri parametri economici ne avrebbe dovuto sborsare 4,63.

Verso il nuovo obiettivo di finanza per il clima post 2025

Perché è importante considerare il concetto di fair share, la giusta quota nella finanza per il clima? Finora, l’obiettivo stabilito a livello internazionale nel 2009 era cumulativo. L’accordo specifica solo l’ammontare totale, i 100 mld $ l’anno entro il 2020, ma non dettaglia la quota che spetta a ciascun paese. In questo modo, viene lasciata piena discrezionalità agli Stati.

Definire con precisione la fair share di finanza climatica diventa però un buon modo per costruire il nuovo obiettivo globale, che sarà il tema al centro della Cop29 di quest’anno a Baku, in Azerbaijan. Il “nuovo obiettivo collettivo quantificato” (NCQG) entrerà in vigore dal 2025, rimpiazzerà i 100 mld $ l’anno e potrebbe essere molto diverso dal precedente. I negoziati si stanno concentrando su come ampliare la base di paesi donatori.

È proprio qui che entra in gioco la “giusta quota”. A seconda di come viene definita la fair share, si può utilizzarla come indicatore per decidere chi deve contribuire e con quante risorse, rassicurando tutte le parti sedute al tavolo negoziale. Molti paesi ricchi vogliono che anche chi oggi è esonerato dal versare finanza per il clima, ma ne ha le capacità, contribuisca. I paesi in via di sviluppo (e la Cina), invece, pretendono che i paesi ricchi paghino in base alle loro responsabilità storiche e non solo in base ai livelli emissivi attuali.

Criteri per la “giusta quota” di climate finance

Secondo l’Overseas Development Institute (Odi), un think tank indipendente, la fair share di finanza per il clima – e quindi un accordo di ripartizione degli oneri nel quadro del NCQG – potrebbe essere costruita utilizzando 3 criteri:

  • Pil, usato come indicatore della capacità di pagamento;
  • Emissioni di CO2 cumulative a partire dal 1990, come indicatore della responsabilità storica nella crisi climatica;
  • Popolazione, come parametro per aggiustare la quota garantendo un’equa ripartizione della responsabilità a ciascun abitante dei paesi sviluppati.

In un rapporto pubblicato a inizio settembre, Odi presenta il meccanismo e calcola la “giusta quota” di finanza per il clima sul consolidato, quindi sui dati relativi al 2022 e al vecchio obiettivo di 100 mld $.

Sono solo 12 i paesi che hanno contribuito con una quota pari o superiore alla loro fair share, circa la metà del totale. I migliori sono Norvegia e Francia, che forniscono più del doppio della loro quota. Danimarca, Svezia, Lussemburgo e Germania garantiscono una volta e mezza più della loro fair share, mentre Svizzera, Giappone, Olanda, Austria, Belgio e Finlandia superano il 100% della quota. L’Italia è il primo dei paesi che non raggiunge la quota, fermandosi al 72% come il Canada. Peggio di Roma fanno, tra gli altri, la Gran Bretagna (68%), l’Australia (46%) e gli Stati Uniti (32%).  

In base ai criteri elaborati da Odi, sono proprio gli Stati Uniti il paese che dovrebbe versare la quota maggiore, pari a 44,6 mld $, seguiti da Giappone (10,86 mld), Germania (8,16 mld), Gran Bretagna (5,8 mld), Francia (5,26 mld). L’Italia è il 6° paese con la più alta fair share di finanza per il clima con 4,63 mld davanti, di nuovo, al Canada con 4,33 mld.

Leggi qui il rapporto di Odi sulla giusta quota di finanza climatica

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.