Allarme dell’UNEP, l’organo delle Nazioni Unite per la protezione ambientale: l’attenzione da parte della politica è su livelli senza precedenti, ma mancano finanziamenti e azioni adeguati alle sfide
Africa e Asia centrale e del sud-est gli hotspot per gli ecosistemi d’acqua dolce in crisi
In metà del mondo gli ecosistemi di acqua dolce sono “degradati”. Le criticità possono riguardare aspetti diversi. In molti casi si assiste a una portata dei fiumi che è “notevolmente diminuita”. In altri, i bacini idrici superficiali “si stanno riducendo o si stanno esaurendo”. Diffuso è l’inquinamento crescente delle acque, mentre la gestione delle risorse idriche è sovente “fuori controllo”.
È la fotografia scattata dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e da UN Water, l’organismo onusiano che monitora la qualità dell’acqua e i progressi nel conseguimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 6 dell’agenda 2030 dell’ONU, relativo a disponibilità e accesso all’acqua pulita per tutti. I tre rapporti di medio termine, pubblicati alla fine di agosto, non lasciano molti margini per coltivare ottimismo.
Ecosistemi di acqua dolce: la situazione nel mondo
Di fondo, spiegano gli enti Onu, c’è una contraddizione solo apparente che frena il miglioramento della qualità dell’acqua e il ripristino deli ecosistemi d’acqua dolce. Da un lato, l’attenzione globale e in particolare quella della politica non è mai stata così alta per questi temi. Dall’altro lato, però, l’attenzione e gli impegni assunti dalla politica “non sono accompagnati dai finanziamenti o dalle azioni necessarie”, avverte Dianna Kopansky, responsabile dell’unità Freshwater and Wetlands dell’UNEP.
Sono 90 i paesi dove si registra il degrado di almeno una tipologia di ecosistemi d’acqua dolce. In particolare in Africa e in Asia centrale e sud-orientale. Altrove la situazione è di segno opposto. In Oceania, ad esempio, dove ci sono invece dei miglioramenti. Tra i fattori che incidono di più sul peggioramento dello stato di salute di questi ecosistemi, i rapporti dell’UNEP individuano inquinamento, dighe, cambio d’uso dei suoli, prelievi eccessivi e crisi climatica.
A causa del cambiamento climatico e dell’uso del suolo, la portata dei fiumi è diminuita in 402 bacini in tutto il mondo, ovvero “cinque volte in più rispetto al 2000”, ricordano i rapporti. Mentre laghi e altri corpi idrici superficiali sono in ritirata o stanno scomparendo “in 364 bacini in tutto il mondo”.
Dati fortemente negativi. Che potrebbero però essere la proverbiale punta dell’iceberg. Perché esiste ancora un enorme problema di monitoraggio, ricorda l’UNEP. Dei paesi che forniscono numeri in merito agli ecosistemi di acqua dolce, la metà più povera contribuisce solo per il 3% dei dati.