Mentre Fiat lancia un impianto per la Panda elettrica in Serbia, la miniera per la produzione europea di litio è contestata dalla popolazione
La multinazionale Rio Tinto dovrebbe sfruttare la cava e contribuire alla produzione europea di litio
Per un giorno, all’inizio di questa settimana, la Serbia è stata un hot spot di avvenimenti che potrebbero determinare il futuro della produzione europea di litio. Migliaia di serbi hanno manifestato in diverse città del paese per esprimere il loro dissenso rispetto alla riapertura di una miniera di litio chiusa due anni fa a seguito di proteste di massa. Lo stesso giorno, a Kragujevac la Fiat ha inaugurato una linea di produzione sperimentale della Grande Panda elettrica, che da quella miniera vorrebbe derivare il litio per le sue batterie. Non inizia con il piede giusto l’avventura della ex compagnia di bandiera italiana dell’automotive. La Panda doveva essere la prima auto elettrica prodotta in serie in Serbia, con inizio a ottobre.
La Fiat, gestita oggi da Stellantis, voleva sfruttare l’abbrivio dell’accordo sul litio raggiunto a luglio tra l’Unione Europea e la Serbia. L’intento del patto è ridurre la dipendenza dell’Europa dalla Cina e avvicinare la Serbia a Bruxelles. Tuttavia, l’accordo ha suscitato critiche da parte di ambientalisti e gruppi di opposizione. I contrari sono preoccupati per i potenziali danni ambientali e i limitati benefici per i cittadini. La Serbia possiede circa 1,2 milioni di tonnellate di riserve di litio e il governo utilizza la leva della materia prima per negoziare i suoi rapporti con l’UE.
La miniera contestata è situata vicino alla città di Loznica e coinvolge la multinazionale anglo-australiana Rio Tinto. Le proteste sono iniziate nel 2021 e sono riesplose ad inizio settimana. Esperti locali hanno partecipato alle mobilitazioni mettendo in guardia dall’inquinamento che la miniera potrebbe causare.
Gli attivisti hanno criticato l’occupazione di fiumi e foreste per interessi di pochi e a detrimento della popolazione. La riapertura della miniera è stata favorita dall’accordo tra l’Unione Europea e la Serbia, ma due anni fa i lavori erano stati sospesi da una sentenza della Corte Costituzionale. Corte che, proprio a inizio luglio, è tornata sui suoi passi annullando la sentenza con strano tempismo. Adducendo ragioni di metodo, i giudici hanno riaperto la strada allo sfruttamento della cava per la produzione europea di litio.