Star Catcher Industries ha ottenuto 12,25 milioni di dollari in finanziamenti iniziali per il progetto Star Catcher Network, una rete di satelliti che raccoglierebbe energia dal Sole e la trasmetterebbe a concentrazioni più elevate ad altri mezzi spaziali nell'orbita terrestre bassa
Un’infrastruttura energetica spaziale condivisa nel 2025
Spazio, ultima frontiera… anche per l’energia pulita. I progetti per portare lo sfruttamento solare oltre i confini terrestri continuano ad avanzare. E dopo il successo della piccola centrale fotovoltaica wireless in orbita, realizzata dalla Caltech, diverse altre iniziative hanno preso slancio. Tra queste fa capolino anche Star Catcher Network, il progetto per realizzare la prima rete energetica spaziale al mondo. Dietro l’ambiziosa idea c’è dalla statunitense Star Catcher Industries che proprio in questi giorni ha fatto sapere di aver ottenuto 12,25 milioni di dollari in finanziamenti iniziali per trasformare il network in realtà.
Come funzionerà la rete energetica spaziale
Il piano potrebbe in qualche modo suonare simile ai diversi progetti di fotovoltaico spaziale emersi in questi anni,che prevedono di raccogliere energia solare direttamente dallo spazio, 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e poi trasmetterla sulla terra tramite microonde.
In realtà Star Catcher Network ruota attorno ad un concetto ben diverso. L’idea della società è lanciare una serie di satelliti Power Node che catturino l’energia solare ambientale, la concentrino e la trasmettano ai moduli fotovoltaici di altri satelliti o mezzi in orbita. L’azienda sostiene che ogni nodo potrebbe fornire fino a 150 kW di capacità di trasmissione, inviando persino energia a più satelliti contemporaneamente.
“Una volta costruita, la Star Catcher Network sarà una rete energetica unica nel suo genere, in grado di trasmettere livelli significativi di energia ad ampio spettro a veicoli spaziali in orbita terrestre bassa (“LEO”) e oltre”, scrive la società. “La rete fornirà energia su richiesta e a concentrazioni più elevate rispetto al Sole ai pannelli solari esistenti dei veicoli spaziali clienti, consentendo loro di generare fino a cinque o dieci volte la quantità di energia che genererebbero altrimenti”.
La domanda di energia spaziale
La domanda di applicazioni ad alte prestazioni e ad alta intensità energetica nello spazio, tra cui telecomunicazioni, elaborazione in orbita, telerilevamento, voli spaziali con equipaggio umano e applicazioni per la sicurezza nazionale, sta crescendo in modo esponenziale. Con l’orbita terrestre bassa che dovrebbe ospitare oltre 40.000 satelliti entro il 2030, Star Catcher prevede una necessità di 840 MW di impianti per far funzionare questi sistemi, rispetto alle decine di MW presenti oggi.
Con questo finanziamento iniziale – co-guidato da Initialized Capital e B Capital – l’attenzione immediata di Star Catcher si focalizzerà sulla convalida e dimostrazione dei suoi servizi di trasmissione di potenza per i clienti, a partire dai test a terra, seguite da quelli in orbita alla fine del 2025 e dall’implementazione del servizio commerciale. Una volta lanciata la rete, gli operatori satellitari potranno passare “infrastruttura condivisa“, in cui il consumo di energia non sarà limitato da ciò che i satelliti portano con sé.
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