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Rischio finanziario lungo la filiera, le imprese lo ignorano ancora

Misurare i dati relativi allo Scope 3 “non è più un optional” perché dalla filiera deriva un rischio finanziario “significativo”. I tre elementi cruciali per integrare nel processo decisionale una valutazione di questo rischio sono un board competente per supervisione in materia di clima, ingaggiare i fornitori e introdurre un prezzo interno del carbonio

Rischio finanziario: imprese ignorano quello da emissioni Scope 3
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Aziende e investitori ignorano un rischio finanziario che vale oltre 300 miliardi di dollari

Scegliere di non misurare e gestire le emissioni Scope 3 alimenta un rischio finanziario “significativo” per imprese e investitori. Solo contando le emissioni generate “a monte” dalla filiera di fornitura dei tre settori con livelli più alti di questo tipo di emissioni – manifatturiero, vendita al dettaglio e materiali – l’esposizione totale arriva a oltre 335 miliardi di dollari. Ma la maggior parte di questi attori trascura tali rischi nella propria reportistica.

Lo rivela un rapporto congiunto di Boston Group Consulting (BCG) e Carbon Disclosure Project (CDP), che si basa sui dati delle aziende e degli attori finanziari che si rivolgono a CDP per le operazioni di disclosure.

Solo metà delle aziende che si appoggiano a CDP, infatti, inserisce una valutazione del rischio finanziario che può derivare dalle emissioni Scope 3. E solo circa 1/3 degli investitori ha in atto politiche di investimento che impongono requisiti relativi al clima per le aziende in cui investe. E solo il 10% richiede la divulgazione delle emissioni della catena di fornitura.

“I dati di Scope 3 non sono più un optional”, commenta Sherry Madera di CDP. “Gli stakeholder dei mercati finanziari, dalle aziende agli investitori, devono aumentare il livello di responsabilità e di azione per adeguarsi alla portata delle emissioni della supply chain”. Poiché gli standard globali e le nuove norme di rendicontazione obbligatoria, come la direttiva CSRD, richiedono di considerare lo Scope 3, “questa divulgazione influenzerà sempre di più il core business e il successo del portafoglio sia in patria che all’estero”, aggiunge.

Come rimettersi sulla strada giusta per non trascurare il rischio finanziario dalle emissioni Scope 3? I dati elaborati dall’ultimo ciclo di disclosure di CDP forniscono qualche indizio. Sono 3 i fattori statisticamente più significativi, tra i 20 e più esaminati, che portano le aziende e gli investitori a definire obiettivi e azioni specifiche per le emissioni Scope 3:

  • avere un board “climate-responsible”, quindi lavorare sugli aspetti di governance;
  • il coinvolgimento dei fornitori;
  • fissare un prezzo interno del carbonio, da impiegare per valutare rischi e opportunità delle scelte di investimento.

Le aziende il cui board ha compiti di supervisione in materia climatica e almeno un membro del consiglio competente in tali materie, calcola lo studio, hanno avuto 4,8 volte più probabilità di avere un piano di transizione allineato a 1,5 °C con un obiettivo di Scope 3. Quelle che ingaggiano i fornitori su questioni legate al clima hanno una probabilità 7 volte più alta di essere allineati a 1,5°C. E chi usa un prezzo del carbonio interno ha 4 volte più probabilità di esserlo. Quest’ultimo è l’aspetto meno rappresentato: solo il 14% di aziende e investitori che effettuano la disclosure con CDP ha un prezzo del carbonio interno.

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