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Il Progetto Archimede: il felice esito della collaborazione tra pubblico e privato

72 collettori parabolici, una superficie attiva di 40.000 mq, una produzione di 140.000 tubi e 280 MW l’anno. Sono solo alcuni dei dati fanno di questo progetto un’eccellenza italiana

Secondo le leggi della fisica, concentrando i raggi solari in un punto focale, è possibile ottenere una temperatura molto alta. Questo è il principio secondo il quale si sviluppa il “progetto Archimede”, il primo esempio industriale capace di convertire l’energia a concentrazione termodinamica, in energia elettrica.
Si gioca dunque in casa e all’insegna dell’innovazione, durante il primo intervento, della sessione autunnale, di Rinnovabili.it con la trasmissione RAI Uno Mattina.
Lo sviluppo di questo progetto, è stato reso possibile grazie alla collaborazione integrata di diversi attori, protagonisti nel campo della ricerca e dello sviluppo delle tecnologie su fonti rinnovabili: l’ENEA , quale ideatrice dell’innovativo brevetto, l’Azienda ENEL, che ha messo a disposizione la centrale elettrica di Priolo Gargano per l’applicazioni di questa tecnologia e diverse aziende italiane specializzate nella produzione di componenti innovativi.
Per illustrare lo sviluppo del Progetto Archimede, è stato invitato in trasmissione, accanto al nostro direttore Mauro Spagnolo, l’ingegner Giovanni LelliCommissario Enea, cha ha saputo illustrare tutte le innovative caratteristiche di questa tecnologia. Basandosi sul principio della concentrazione dei raggi solari, una serie di specchi parabolici convogliano l’energia in un lungo punto focale che, in questo caso, è rappresentato da un tubo con un particolare rivestimento, all’interno del quale scorre il fluido termovettore, caratterizzato da una miscela di sali fusi in grado di trasportare il calore generato sino al serbatoio di accumulo ed all’impianto termoelettrico. La speciale miscela che caratterizza il fluido termovettore, è stata interamente ideata da Enea, che ha individuato nel composto di Nitrati di Sodio e di Potassio, le caratteristiche adatte per ottenere il rendimento maggiore, senza compromettere o inquinare l’ambiente.
Fondendosi ad una temperatura pari a 550°, questo speciale fluido, ha la capacità di immagazzinare una quantità di calore molto elevata, che viene poi scambiato con un generatore di vapore alla medesima temperatura, ottenendo un rendimento altissimo.
Come spiega Mauro Spagnolo, per ottenere prestazioni di questo tipo, è indispensabile che il calore assorbito sia nettamente superiore a quello disperso e “restituito” all’ambiente. In questo caso dunque, il tubo in acciaio inox contenente il fluido termovettore, è rivestito da una speciale pellicola selettiva di materiale ceramico e metallico, progettata da ENEA e spessa non più di 3 micron, in grado di assorbire completamente il calore proveniente dai raggi solari e trasferirli totalmente all’interno del tubo, con una minima dispersione verso l’esterno.
“Per assicurare il massimo della produttività, prosegue poi Mauro Spagnolo, il parco specchi è montato su un sistema ad inseguimento solare, in grado cioè di rimanere costantemente orientato verso il sole, grazie ad una rotazione computerizzata”.

Il primo stabilimento in grado di produrre le componenti indispensabili per le centrali termodinamiche, ricevitori solari ed i tubi focali, è stata recentemente inaugurata a Massa Martana. Come spiega l’*ingegner Angelantoni*, intervistato alla fiera Zeroemission di Roma ed amministratore delegato della società Archimede Solar Energy, le capacità produttive di questo stabilimento saranno elevatissime: entro il 2014 sarà in grado di produrre a pieno regime più di 140.000 tubi e ricevitori termodinamici l’anno, pari a più di 250MW elettrici.
Mauro Spagnolo prosegue poi il suo intervento illustrando i pregi di questa speciale tecnologia a concentrazione termodinamica, che tra le tante applicazioni che appartengono al mondo delle fonti rinnovabili, è in grado di produrre un quantitativo di energia elettrica elevatissimo, trasformando il calore solare in energia, con un fattori di moltiplicazione di 80, 100 volte il corrispettivo di partenza. Per quanto riguarda il sistema d’incentivazione, bisogna ricordare che già dal 2008 è previsto un sistema di erogazione delle sovvenzioni a favore degli interventi termodinamici, adeguatamente distribuito in base alla grandezza dell’impianto.
Come sottolineato dall’Ingegner Lelli, il Progetto Archimede, rappresenta un esempio concreto di ricerca pubblica e dimostra come, anche in un settore di nicchia come può essere quello della termodinamica rispetto ad esempio al fotovoltaico, sia possibile ottenere risultati d’eccellenza grazie alla collaborazione tra pubblico e privato. Il contributo economico proveniente da sovvenzioni pubbliche, unito al sistema di ricerca e sviluppo pubblico svolto da ENEA, ed integrato alla rete delle imprese private che hanno reso possibile la realizzazione concreta del progetto, ha dato vita ad un’eccellenza nazionale in grado di far crescere la domanda di energia, tanto da poterla aprire anche ai mercati esteri. Il Progetto Archimede rappresenta la prima applicazione a livello mondiale, capace di produrre energia elettrica su scala industriale e a costi competitivi.