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Il nero di seppia insegna come fare l’upcycling della melanina

Dall’upcycling della melanina si ottengono biopolimeri sostenibili e potenzialmente interessanti da un punto di vista commerciale

upcycling della melanina
Foto di Jonathan Diemel su Unsplash

Si può fare upcycling della melanina partendo da quella naturale o da quella artificiale

Se investissimo nell’upcycling della melanina potremmo ottenere biopolimeri potenzialmente interessanti dal punto di vista commerciale. Queste sono le conclusioni a cui è giunto un gruppo di ricercatori giapponesi che, per vederci chiaro, ha usato… il nero di seppia. 

Il team guidato dal professor Michinari Kohri della Chiba University ha studiato la decomposizione chimica della melanina. Quella prodotta dall’inchiostro del ben noto mollusco cefalopode è stata usata solo in un secondo momento. In primo luogo, gli esperti hanno sintetizzato la melanina artificiale dalla polidopamina, ottenendo un polimero che è strutturalmente molto simile alla melanina naturale. Hanno poi eseguito una serie di test di decomposizione in varie condizioni, seguiti da una serie di esperimenti analitici sui prodotti risultanti. In seguito, hanno ripetuto molti di questi test sulla melanina naturale, che hanno estratto dalle sacche di inchiostro delle seppie.

Gli scienziati hanno scoperto che entrambe si decompongono in derivati del pirrolo contenenti acidi carbossilici, suggerendo che la melanina da altre fonti rinnovabili potrebbe essere ugualmente utile. Utilizzando i sottoprodotti derivanti da questa decomposizione, i ricercatori hanno infine creato film e particelle polimerici, dimostrando il potenziale della melanina nel riciclo della biomassa. Si tratta infatti di un pigmento naturalmente abbondante e biodegradabile e i materiali polimerici prodotti dai suoi derivati sono probabilmente biodegradabili. 

Pubblicato su ACS Sustainable Chemistry & Engineering, il loro studio apre la strada al riciclo della melanina in materiali più nobili. La scoperta è particolarmente interessante perché il campo specifico è poco battuto. Gli studi sulle bioplastiche si concentrano sull’utilizzo di numerosi materiali di origine biologica, ma questo non era mai stato davvero approfondito. Ora, gli esperti giapponesi sperano che i loro sforzi ora permettano di aprire una possiblità anche per l’uso della melanina. Le fonti del materiale sono molteplici, e vanno dagli esoscheletri degli insetti ai peli di animali o perfino ai microrganismi produttori di melanina.

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