“Coesione è competizione” racconta le buone pratiche delle imprese che possono rendere l’Italia protagonista della sostenibilità e quindi esempio trainante non solo in ambito europeo. Il rapporto aiuta a conoscere i territori e le comunità, e il loro essere generatori di valore. Ma soprattutto dimostra che per crescere economicamente e socialmente si deve stare insieme
“Coesione è competizione”, insieme si va più lontano
“Coesione è competizione – Nuove geografie della produzione del valore in Italia 2024” è l’ultimo rapporto promosso da Fondazione Symbola, Unioncamere e Intesa Sanpaolo in collaborazione con AICCON, IPSOS e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.
Reagire davanti alle crisi
La presentazione si è svolta a Mantova, nel corso del Seminario Estivo di Symbola che quest’anno – per la XXII edizione – ha tratto ispirazione dalle parole di Sant’Agostino: “Noi siamo i tempi”.
Come ha detto Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, ci troviamo ad affrontare contemporaneamente crisi diverse: climatica, demografica, energetica, politica. Facile darsi per vinti e gettare la spugna.
Proprio quello che, secondo Realacci, non dobbiamo fare perché noi siamo i tempi: non dobbiamo subire il corso degli eventi, bensì avere il coraggio di essere protagonisti e creatori della storia e costruire un futuro più a misura d’uomo, come recita il Manifesto di Assisi.
Realacci ha sottolineato che servono occhi nuovi per capire l’Italia e, aggiungiamo noi, anche una grande capacità di visione e di futuro.
“Coesione è competizione”, conoscere le comunità
Il rapporto aiuta a conoscere i territori e le comunità, e il loro essere generatori di valore. Ma soprattutto dimostra che per crescere economicamente e socialmente si deve stare insieme. La coesione, appunto.
Come ha spiegato Stefano Zamagni, presidente emerito della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, coesione vuol dire agire assieme e competizione è tendere assieme a uno stesso obiettivo. Pertanto, “Coesione è competizione” non è uno slogan ma un invito all’inclusione e a diventare produttori di pensiero. Non a caso, le imprese coesive dimostrano una maggiore apertura verso tutto ciò che è nuovo.
Anche per Realacci «la coesione è un formidabile fattore produttivo. La nostra economia e il Made in Italy sono il frutto della felice combinazione di imprese, comunità, territori, innovazione e bellezza».
Next Generation EU: coesione, inclusione, transizione verde e digitale
Il rilancio dell’economia europea – secondo Next Generation EU – deve basarsi su quattro pilastri: coesione, inclusione, transizione verde e digitale.
“Coesione è competizione” racconta le buone pratiche delle imprese che possono rendere l’Italia protagonista della sostenibilità e quindi esempio trainante non solo in ambito europeo.
Giovanni Azzone, presidente ACRI, riflette sul concetto di comunità: quella forte accoglie la diversità, quella debole si rinchiude entro i propri confini, ma è la società più coesa che si dimostra più attrattiva.
Azzone ha anche rimarcato come la presenza di due milioni di NEET sia devastante per l’equilibrio del paese, e sollecita tutte le forze in campo – istituzioni, terzo settore, enti di formazione, aziende – a investire affinché queste persone trovino il senso della loro vita all’interno della comunità.
La fiducia e il valore delle relazioni
«Il valore della vita è nelle relazioni» afferma Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica nell’Università di Roma Tor Vergata. Ma perché una relazione abbia valore deve scattare la fiducia.
La comunità è un luogo di reciprocità e di condivisione, un atteggiamento che deve essere presente anche nell’impresa: non priva di scrupoli e votata esclusivamente al profitto, ma capace di fare “con” qualcuno e non “contro” qualcuno, fondata sul valore delle relazioni.
Nella partita tra singolaristi e relazionali – ovvero tra chi gioca da solo e chi preferisce il gioco di squadra – è il secondo gruppo che conduce le aziende a risultati win-win.
A tale proposito, Becchetti cita un’indagine ISTAT su 156mila imprese che fa riflettere: conti alla mano, la coesività vale 21mila euro di valore aggiunto per addetto.
Sulla coesione come valore aggiunto per la competitività delle aziende torna anche Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, che ne sottolinea l’impatto positivo sulla competitività del paese.
Tuttavia, precisa Gros-Pietro, deve essere «una competizione costruttiva che punta alla crescita, alla valorizzazione delle persone, con visione, coraggio e attenzione alla comunità».
Miglioramento delle performance
“Coesione è competizione” racconta le storie di imprese che hanno compreso il valore delle relazioni, del capitale umano, della fiducia e di come tutto questi crei un effetto benefico per la filiera, per la comunità, per i cittadini.
Coesione come alleanza tra imprese, con la ricerca, con gli enti di formazione in un’ottica di circolarità, di scambio di conoscenze, di nuovi spazi di mercato, di scelte sostenibili.
Questo percorso virtuoso si traduce in migliori performance per le imprese coesive (che sono il 43% delle PMI manifatturiere): crescita di occupazione, maggiori esportazioni, aumento di fatturato, maggiore volume prodotto. Un andamento positivo che queste imprese confermano anche nelle previsioni per il 2025.
Le imprese coesive confermano la loro propensione al green e al digitale. Il 67% delle imprese (contro il 43% di quelle non coesive) ha investito in sostenibilità ambientale nel periodo 2021-2023.
Nel 2023, il 39% delle imprese coesive ha investito in fonti di energia rinnovabile contro il 24% di quelle non coesive.
L’adozione delle tecnologie digitali 4.0 riguarda il 72% delle imprese coesive (contro il 48%), mentre l’impiego di intelligenza artificiale è 8% contro 4%.
L’imprenditorialità sana fa bene alla comunità
La coesione costituisce quindi il substrato per far germogliare una imprenditorialità sana. Fiorisce nei territori dove le persone hanno un elevato livello di fiducia interpersonale, leggono di più, partecipano alla vita civica e politica, fanno la raccolta differenziata, si dedicano alle attività di volontariato.
«Guardiamo la realtà che ci presenta il rapporto “Coesione è competizione”», afferma Ermete Realacci. «80mila imprese hanno investito nella sostenibilità non perché fossero obbligate a farlo, ma perché hanno visto che andare in quella direzione era più conveniente.
Symbola riunisce quelli che ci vogliono provare, che vogliono cogliere il cambiamento. Anche qui fare rete rafforza le imprese e la società nel suo insieme».
“Coesione è competizione” prova quindi che un’altra economia è possibile, e che i suoi effetti positivi si riverberano sull’intera comunità.
Come recita un antico proverbio africano, «se vuoi arrivare primo corri da solo, se vuoi arrivare lontano cammina insieme».