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In USA è l’anno delle class action contro le microplastiche nell’acqua in bottiglia

Gruppi di consumatori stanno chiamando in casa le aziende per le microplastiche nell’acqua in bottiglia non dichiarate in origine

microplastiche nell'acqua
Foto di Tingey Injury Law Firm su Unsplash

Tra gennaio e marzo 2024 avviate ben 5 azioni legali collettive contro le microplastiche nell’acqua in bottiglia

Non chiamatela più acqua naturale. Questa è la richiesta di ben 5 azioni collettive contro l’industria delle acque in bottiglia lanciate nei primi mesi di quest’anno. La ragione è che nelle etichette non viene segnalata la presenza di microplastiche nell’acqua, mentre numerosi studi mostrano che invece ce n’è eccome

Secondo quanto riporta il portale di settore Plastics Today, a seguito degli studi del 2018 e del 2019 e di un nuovo studio di Consumer Reports del febbraio 2024, i produttori dovrebbero ora preoccuparsi dei contenziosi che potrebbero arrivargli tra capo e collo. 

Ogni produttore di beni di consumo confezionati, spiega la rivista, dovrebbe mettere in conto un potenziale processo. Anche se la comunità scientifica sta ancora indagando sui danni causati dalle microplastiche, i querelanti sono pronti a portare la questione in tribunale.

Negli Stati Uniti, questa è già una realtà. In tutto il paese sono sbocciate le class action contro l’industria. L’accusa sostiene che le aziende che producono e vendono acqua in bottiglia avrebbero violato norme a tutela dei consumatori etichettando la loro acqua come “naturale”. In verità, si presume che contenga microplastiche, niente affatto naturali.

La difesa dell’industria 

Gli imputati cercano analogie con altri contenziosi di tendenza, come quelli su PFAS e glifosato, per provare a contestare tali affermazioni. In contenziosi simili, gli imputati hanno avuto successo sostenendo che il Federal Drug and Cosmetic Act impedisce la comunicazione di sostanze migratorie come i PFAS tra gli ingredienti. Allo stesso modo, alcuni tribunali hanno recentemente stabilito che l’affermazione “naturale” non può indurre un cliente ragionevole a credere che non ci siano “quantità accidentali o innocue” di glifosato in un prodotto. Sperano quindi che questi argomenti possano favorire il rigetto delle rivendicazioni nella battaglia sulle microplastiche nell’acqua in bottiglia.

La cultura delle cause di massa, tipica del contesto USA, potrebbe quindi arricchirsi di un nuovo filone. E chissà che non riservi qualche sorpresa.

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