I settori che producono beni a minor contenuto di carbonio rispetto ai loro corrispettivi energetici tradizionali permettono all’Italia di raggiungere posizioni leader a livello europeo e globale. Il Belpaese è 2° in UE e 7° a livello mondiale nell’export. Il 55% è rappresentato dalla la meccanica strumentale low-carbon. E l’export di queste tecnologie crescerà a ritmo 3 volte più veloce della media, fino al 2027
L’export di tecnologie low-carbon varrà 50 mld nel 2025, con un +13,7% di crescita
La stagnazione del 2023 lascerà il passo a una crescita sostenuta quest’anno, che proseguirà per il prossimo triennio. E ci riporterà su dinamiche simili a quelle pre-pandemia, anche grazie a un’inflazione meno galoppante e il conseguente taglio dei tassi di interesse. È la prospettiva più che rosea per l’export del Made in Italy rilasciata oggi da SACE. A trainare l’esportazione di beni e servizi nazionali sono soprattutto i settori più legati alla transizione green: tecnologie low-carbon e digitalizzazione.
Tecnologie low-carbon, l’export vale 50 mld euro entro il 2025
Settori, questi, che corrono tre volte più veloci della media nazionale. Il valore delle esportazioni italiane di beni, secondo il rapporto Doing Export Report 2024 di SACE, segnerà +3,7% quest’anno, +4,5% nel 2025 e +4,2% in media nel biennio successivo. Mentre la crescita media dell’export di servizi tra 2024 e 2027 si attesterà a +4%. Di contro, i settori delle tecnologie low-carbon (LCT) sono previsti in crescita dell’11,1% nel 2024 e del 13,7% il prossimo anno. E peseranno per il 7,3% del totale del Made in Italy esportato: nel 2025 il volume di scambi di LCT arriverà a 50 miliardi di euro, una fetta rilevante dei 679 miliardi complessivi.
Le tecnologie abilitanti per la transizione ecologica sono “una delle forze motrici dell’evoluzione dell’export italiano”, sottolinea il rapporto. I prodotti che causano meno inquinamento rispetto ai loro corrispettivi energetici tradizionali permettono all’Italia di raggiungere posizioni leader a livello europeo e globale. In UE, il Belpaese è secondo solo alla Germania per l’export di tecnologie low-carbon, mentre nel panorama mondiale si colloca al 7° posto. Nel 2000 l’Italia era al 5° posto, superata poi da Cina e Corea del Sud.
Oggi il valore di queste esportazioni arriva a 37 miliardi di dollari, pari a una quota globale del 3%. Il settore di punta è la meccanica strumentale low-carbon che rappresenta il 55% del totale, mentre mezzi di trasporto per la mobilità sostenibile e apparecchi elettrici sono quelli più dinamici e “in forte crescita”. Dietro questi numeri c’è la spinta di 5.400 aziende italiane, che da sole rappresentano i 2/3 di questa quota di export. Due esempi virtuosi? Il rapporto di SACE cita Manz Italy, produttore di macchine operatrici automatiche e impianti industriali per la realizzazione di batterie agli ioni di litio e condensatori a impiego industriale. O la 3Sun Gigafactory di Catania, presto la più grande fabbrica europea di pannelli fotovoltaici bifacciali ad alte prestazioni. Eccellenze tecnologiche, tra le molte, “riconosciute a livello internazionale”.
“Il futuro non è domani, è oggi e le imprese possono sviluppare il proprio potenziale sfruttando l’Intelligenza artificiale e le nuove tecnologie anche nei settori del futuro come la meccanica strumentale applicata all’efficienza, la circolarità applicata ai cicli produttivi e le low carbon technologies”, ha spiegato Alessandro Terzulli, Chief Economist di SACE.
Digitalizzazione: puntare sull’IA conviene, soprattutto alle PMI
Un focus particolare, ancora una volta, è dedicato alla digitalizzazione, che è sia un fattore di traino dell’export che un fattore abilitante. “Le imprese che nel tempo hanno investito in tecnologie digitali e adottato processi produttivi digitalizzati – e continuano ancora oggi a farlo – godono di vantaggi di produttività misurabili e durevoli: +3,1% all’anno, per la sola IA. E tra i maggiori benefici dichiarati dalle imprese: l’aumento della produttività, migliore qualità tailor-made e la produttività delle risorse umane”, sottolinea il rapporto.
E le imprese che usano strumenti di intelligenza artificiale hanno una maggiore probabilità di quasi il 10% di registrare un aumento dell’export nei prossimi anni, probabilità che raddoppia nel caso delle imprese di piccole dimensioni.