Le proteine animali tra nutrizione e impatto ambientale
Le proteine animali sono veramente così distruttive per il Pianeta? La transizione dei sistemi alimentari è uno dei perni su cui si è fondato il Green Deal europeo e diminuire il consumo di proteine animali è uno dei suoi punti chiave.
Transizione green, strategie a sostegno della sostenibilità
Su cosa si basa la transizione green? Sicuramente sull’individuazione di nuove strategie a sostegno della sostenibilità e sulla ri-progettazione del rapporto tra proteine di origine animale e proteine di origine vegetale all’interno del sistema alimentare europeo.
Una ricerca dell’Università di Wageningen (Olanda) – Circular food system approaches can support current European protein intake levels while reducing land use and greenhouse gas emissions, pubblicata in “Nature Food” – esamina gli effetti di un cambio di proporzione nei consumi proteici in un contesto di circolarità.
La ricerca evidenzia che mantenere l’attuale quota di proteine animali e vegetali riprogettando il sistema con principi circolari porta a una riduzione relativa dell’uso del suolo e delle emissioni di gas serra rispetto ai valori attuali.
Qual è il giusto equilibrio nell’assunzione di proteine?
I livelli odierni di assunzione di proteine nell’UE ammontano a circa 82 g pro capite al giorno, di cui 49 g provengono da prodotti animali e 33 g da prodotti vegetali. L’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) fissa un fabbisogno medio di 46 g di proteine pro capite al giorno: quindi c’è un eccesso giornaliero di 36 g.
Alcuni studi indicano che mangiare meno proteine animali ha effetti positivi sulla salute e sull’ambiente, ma qual è il giusto equilibrio?
Una dieta interamente a base vegetale è sicuramente sostenibile, ma priva l’organismo di una dose adeguata di proteine e micronutrienti che derivano dai prodotti di origine animale.
Altri studi vedono una soluzione nella circolarità, ovvero gli animali possono diventare riciclatori di rifiuti. In questa visione, i rifiuti organici vengono evitati quando possibile e, se si verificano, vengono riutilizzati nel modo più efficiente possibile come mangime o fertilizzante.
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Cosa cambia in un sistema circolare?
Lo studio olandese vuole modellare il rapporto ottimale tra proteine animali e vegetali all’interno di un sistema alimentare circolare, riducendo al minimo l’uso del suolo o le emissioni di gas serra. La ricerca confronta due tipi di dieta: uno mantiene l’attuale apporto proteico, l’altro riduce l’assunzione proteica ai livelli raccomandati.
Il risultato a cui sono giunti i ricercatori è che sia l’uso del suolo (fino al 60%) che le emissioni di gas serra (fino all’81%) si riducono maggiormente quando l’attuale rapporto tra proteine animali e proteine vegetali passa da 60:40 a 40:60.
Alle riduzioni relative più sostanziali nell’uso del suolo e nelle emissioni di gas serra si arriva non modificando i rapporti tra le due categorie proteiche, ma ottimizzando le diete, i modelli colturali, l’allevamento e il commercio di animali all’interno di un sistema alimentare circolare.
Le strategie possibili
Un fattore chiave per ridurre l’uso del suolo e le emissioni di gas serra è stato l’aumento della produzione di legumi, in particolare di soia. Le leguminose hanno un elevato contenuto proteico (fino a 36 g di proteine per 100 g per la soia) e hanno la capacità di di fissare l’azoto atmosferico, riducendo così la quantità di fertilizzanti artificiali necessari e relative emissioni di gas serra.
Nella ricerca è stato complessivamente ridotto il numero di animali allevato, mantenendo però una quota efficiente in termini di territorio all’interno di un sistema alimentare circolare che fosse in grado di mantenere una produzione proteica in linea con le linee guida dietetiche.
Inoltre, un altro elemento determinante per diminuire le emissioni è la riduzione dei trasporti. Le loro emissioni aumentano con diete prevalentemente vegetali, pertanto è fondamentale l’approvvigionamento da regioni non troppo distanti.
L’UE e le politiche agricole e ambientali
Le elezioni europee cambieranno gli orientamenti delle politiche agricole e ambientali?
Alcune indicazioni sono state sicuramente molto radicali, per alcuni anche troppo. Infatti, dobbiamo sempre tenere presente che le piccole imprese agricole non sono in grado di affrontare la transizione senza adeguati sostegni.
Ma è anche vero che l’Unione Europea può fare da capofila a una nuova concezione del legame tra ambiente e alimentazione e diventare leader globale della neutralità climatica.