La gestione dell’acqua nell’agroindustria è una questione di importanza vitale. L’acqua è un bene sempre più scarso ma indispensabile alla vita: risparmiare acqua non ha solo un valore etico ma anche economico. L’agricoltura ne subisce la carenza e l’abbondanza, fuori controllo a causa dei cambiamenti climatici, ma esistono soluzioni praticabili che vengono dall’innovazione e dalla tecnologia
Gestione dell’acqua nell’agroindustria, come razionalizzare i consumi?
Considerare la gestione dell’acqua nell’agroindustria come una questione di settore è un errore per almeno due ragioni.
La prima è che l’acqua è un bene prezioso e sempre più scarso, indispensabile alla vita delle persone e del Pianeta; la seconda è che per le imprese il risparmio idrico si traduce anche in un risparmio sui costi.
Ma ci sembra opportuno anche aggiungere una terza considerazione, che prescinde dai pur fondamentali aspetti etici: se le aziende agroalimentari aumentano i prezzi come conseguenza di problemi idrici a farne le spese sono anche i consumatori, ovvero ognuno di noi.
Roma, città dell’acqua sorta lungo il corso del Tevere, ha ospitato nella Sala della Protomoteca al Campidoglio l’evento “Water Management nell’agroindustria per una gestione responsabile delle risorse” promosso da Agronetwork, Confagricoltura e Heineken Italia.
La salute dell’uomo coincide con quella dell’ambiente
Come ha sottolineato il Sindaco Roberto Gualtieri, «Roma ha una rete idrica e fognaria molto complessa. Ha una miriade di fontane e fontanelle; il suo sistema idrico sotterraneo che distribuisce alla città acqua di qualità si interseca con il sistema agricolo che circonda la città.
Tuttavia, con il cambiamento climatico le precipitazioni sono al minimo storico, salvo piogge intense e violente che comportano un rischio idrogeologico».
Una situazione che impone la realizzazione di un piano di riuso e riutilizzo delle acque da depurazione (un progetto che è già in corso con ACEA), la riduzione degli sprechi, una sinergia tra attori pubblici e privati.
«Per razionalizzare l’uso dell’acqua, impariamo ad allineare l’uomo e l’ambiente: non esiste salute umana se non c’è salute dell’ambiente.
Anche le buone pratiche giornaliere possono fare la differenza, per questo dobbiamo informare correttamente i cittadini», ha dichiarato Sara Farnetti, presidente di Agronetwork (l’associazione che promuove l’agroindustria costituita da Confagricoltura, Nomisma e Luiss).
Gestione dell’acqua nell’agroindustria, i cambiamenti necessari
«L’acqua è un bene prezioso e fondamentale per l’agricoltura e il settore agroalimentare, che è un’eccellenza nazionale. Purtroppo il territorio è minacciato dai cambiamenti climatici e l’acqua è diventata la nuova emergenza» ha affermato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha dichiarato l’impegno del Ministero a razionalizzare il sistema idrico, attualmente in mano a centinaia di gestori diversi e non coordinati tra loro.
«È necessario mettere mano anche al sistema irriguo con tecniche che consumano il meno possibile e incrementare il riutilizzo delle acque. Dobbiamo costruire nuove dighe e fare aree di raccolta per l’acqua piovana per rilasciarla nei momenti di siccità ed evitare danni quando piove troppo».
Il piano di adattamento al cambiamento climatico del Ministero dell’Ambiente prevede 361 azioni da attuare secondo le esigenze dei territori.
Perdite idriche, quando si comincerà a lavorarci?
Il capitolo delle perdite idriche è serio: 8,9 miliardi di mc3/anno. I dati Istat parlano, per il 2022, di perdite nelle reti comunali di distribuzione di acqua potabile per il 42,4% dell’acqua messa in rete: una quantità pari al fabbisogno di 43,4 milioni di persone (Istat, 2024).
Tanto c’è da fare e tanto si potrebbe fare, ma il problema è sempre come finanziare interventi indispensabili su una rete infrastrutturale vetusta, come hanno evidenziato alcuni dei relatori.
Si stanziano centinaia di milioni, ma i costi reali si aggirano intorno ai 5 miliardi di euro.
Nell’evento è stata sollevata da più parti l’opportunità di un eventuale aumento delle tariffe, attualmente le più basse in Europa, a fronte di maggiori consumi complessivi.
Ci sono vari aspetti da considerare in proposito, ma su un punto non si può che essere d’accordo: occorre una maggiore responsabilizzazione delle persone sulla differenza tra uso e spreco nel quotidiano.
Facciamo un paio di esempi banali ma efficaci: chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti o fare una doccia breve (e chiudere il rubinetto mentre ci insaponiamo) anziché fare il bagno fanno una differenza tutt’altro che insignificante ai fini del consumo. Se poi la moltiplichiamo per il numero delle persone il risultato è lampante.
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Innovazione e ricerca in agricoltura
Il settore primario è quello che consuma più acqua (56% nel periodo 2015-2019), ma è anche quello che, più di ogni altro, subisce sia la carenza che l’abbondanza. Evidente quindi come una corretta gestione dell’acqua nell’agroindustria sia un tema non più procrastinabile.
È anche opportuno ricordare che l’84% delle produzioni DOP e IGP, che sono un vanto dell’agroalimentare Made in Italy, provengono da terreni irrigati; un terreno irrigato produce il 30% in più.
Gli agricoltori hanno bisogno di un ambiente sano: è il loro strumento di produzione, e hanno tutto l’interesse a preservarlo. Per questo si deve puntare su innovazione e ricerca, ha sottolineato Giovanna Parmigiani dell’azienda agricola Parmigiani e membro di Confagricoltura.
Parmigiani ha anche sottolineato l’importanza di realizzare quello di cui si parla da anni, ovvero i bacini di accumulo che sono una scorta preziosa in tempi di siccità, che funzionano anche da bacini di laminazione in caso di precipitazioni violente. Ha ricordato a tale proposito che nel 2023 si sono verificati oltre 3.400 eventi catastrofali.
Le best practice
Nel corso dell’evento, Alfredo Pratolongo hanno illustrato le best practice rispettivamente di Heineken Italia e di Coca-Cola Italia. Ne citeremo una per tutte: dal 2010 il gruppo Heineken ha ridotto del 57% i consumi di acqua per ettolitro di birra prodotta, con un risparmio di 12,8 milioni di ettolitri.
Alfredo Pratolongo, direttore Comunicazione e Affari Istituzionali di Heineken Italia, ha ricordato, tra l’altro, «che il piano di sostenibilità “Brew a Better World” agisce non solo in ambito ambientale, ma anche sociale e di promozione del consumo responsabile.
L’obiettivo è quello contribuire in modo attivo alla salvaguardia del mondo in cui viviamo, facendo un uso rispettoso delle risorse che ci offre. Risorse che non sono infinite proprio come l’acqua, che per noi è fondamentale tutelare».
Simone Ros, responsabile Rapporti istituzionali di Coca-Cola Italia, ha presentato due progetti molto interessanti: A.C.Q.U.A. e C.L.I.M.A., entrambi con la filiera agrumicola siciliana.
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Perché misurare la sostenibilità
Non possiamo parlare di sostenibilità senza parlare anche di gestione dell’acqua nell’agroindustria.
Angelo Riccaboni, presidente di EquiPlanet (uno standard di certificazione del sistema di gestione della sostenibilità delle imprese agroalimentari), ha ricordato che l’innovazione non è solo tecnologica, ma anche culturale e organizzativa.
La sostenibilità è un’opportunità anche dal punto di vista economico, ma la credibilità arriva da misurazioni e valutazioni di terzi: la certificazione deve riguardare i processi, l’impatto e l’impresa nel suo complesso.
Si tratta di processi complessi, che richiedono investimenti ingenti. Con Agritech sono già sul tavolo 320 milioni di investimenti pubblici per ricerche e formazione.
Sguardo al futuro partendo dal presente nell’intervento di Stefania Masci, vicepresidente della Società Italiana di Genetica Agraria, che ha spiegato con chiarezza cosa sono le TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita) e perché stanno diventando indispensabili. Inoltre, ha ricordato la prima sperimentazione italiana in campo di RIS8mo.
Quello che in natura avviene in dieci anni, con le TEA avviene in due-tre anni. Un’accelerazione resa necessaria da cambiamenti climatici repentini, che diversamente non potremo fronteggiare.