Uno studio guidato dal CMCC ha sviluppato una nuova metodologia per quantificare le risorse necessarie per supportare i paesi più vulnerabili alla crisi climatica nell’ambito del Fondo Loss & Damage istituito alla Cop28. Combina economia climatica e una nozione dinamica di responsabilità storica dei maggiori inquinatori. Il risultato? Servono 395 mld $ solo nel 2025. L’Onu, attraverso vari organismi, ha stimato tra i 100 e i 300 mld
Le regole e le risorse del Meccanismo Perdite e Danni saranno al centro della Cop29 di Baku
Quante risorse servono per aiutare i paesi più vulnerabili alla crisi climatica? Come arrivare a una cifra che tenga conto sia dei futuri impatti del cambiamento climatico, sia delle responsabilità storiche dei paesi più inquinanti? E chi ha diritto, e con quale quota, ad accedere ai fondi del Meccanismo Perdite e Danni, lo strumento istituito alla Cop28 di Dubai a questo scopo?
Sono le domande al centro della prossima Cop29 di Baku, dove la finanza climatica sarà la priorità in cima all’agenda. E di cui iniziano proprio in questi giorni a discutere gli sherpa ai negoziati intermedi in corso a Bonn. A mettere qualche paletto alla discussione interviene uno studio curato dal CMCC italiano, dall’IIASA austriaco e dal PIK tedesco pubblicato il 3 giugno su Nature Reviews Earth & Environment.
Almeno 395 mld l’anno per il Meccanismo Perdite e Danni
Gli autori propongono un metodo di valutazione dei costi economici su cui calibrare il Meccanismo Perdite e Danni che combina i più recenti sviluppi dell’economia climatica con una definizione dinamica della responsabilità storica dei paesi inquinanti. “I risultati evidenziano significativi impatti economici del cambiamento climatico nei paesi vulnerabili e mostrano la natura dinamica della responsabilità nella ripartizione del fondo L&D”, commenta Massimo Tavoni, prima firma dello studio. “Questa ricerca è un appello a migliorare e integrare le metodologie di ricerca e l’osservazione per aiutare ad avanzare nei negoziati internazionali”.
Solo per il 2025, conclude lo studio, i fondi necessari per il fondo Loss & Damage ammontano a 395 miliardi di dollari, valore preso come riferimento in una forchetta che oscilla tra i 128 e i 937 mld $. La commissione incaricata dall’Onu di stilare le regole del nuovo fondo, nell’estate del 2023, aveva fissato invece la cifra ad almeno 100 mld $ l’anno fino al 2030. Abbassando di molto l’unica stima precedente fornita da organismi Onu. Cioè quella dell’Independent High-Level Expert Group on Climate Finance, un gruppo di esperti indipendenti che nel novembre del 2022 fissavano la soglia a 150-300 mld $ l’anno fino a fine decennio.
Il valore indicato dallo studio del CMCC è quindi più alto del margine superiore di quella che, finora, è stata la stima più “generosa”. Finora, in assenza di metodologie chiare e di un accordo politico sulla platea di donatori e di beneficiari, le risorse effettivamente garantite al Meccanismo Perdite e Danni ammontano a meno di 800 milioni di dollari.
“La ricerca è anche un contributo tempestivo ai negoziati su un obiettivo globale post-2025 sul finanziamento climatico per sostenere l’azione climatica nei paesi in via di sviluppo, che sarà deciso alla COP29 a novembre 2024 in Azerbaigian”, afferma Reinhard Mechler, ricercatore presso l’IIASA. “L’ambito e la copertura dell’obiettivo climatico sono attualmente molto dibattuti e diverse parti hanno optato per includere anche le esigenze associate al Meccanismo Loss and Damage oltre a quelle legate alla mitigazione e all’adattamento climatico”.