I dati rilevati dall’ENEA nell’ambito del progetto MedFever segnalano un’anomalia termica senza precedenti in quasi tutti i mari italiani, soprattutto nel Tirreno e nell’Adriatico. Grazie a una rete di sensori e al modello previsionale MITO, gli scienziati hanno registrato valori anomali non solo nelle acque superficiali ma anche sui fondali
Il Tirreno traina il riscaldamento del Mediterraneo con +1°C sulla media degli ultimi 7 anni
I record di riscaldamento globale del 2023 hanno reso bollente il Mare Nostrum. Lo scorso inverno la temperatura media di tutti i mari italiani è stata ben al di sopra della media. Le rilevazioni per il Tirreno, effettuate nel golfo di Napoli, hanno registrato per la prima volta un aumento di circa 1°C rispetto alla media degli ultimi 7 anni, toccando i 15,5°C. Il riscaldamento del Mediterraneo è tangibile anche nelle temperature superficiali degli altri bacini del Belpaese. In particolare nell’Adriatico, dove l’anomalia è di oltre 1°C rispetto alla media del 2020-2022.
“Questi dati confermano l’allarme sulle temperature dell’aria e del mare lanciato ieri dal Servizio UE Copernicus, che ha rilevato che, dopo febbraio e marzo 2024, anche aprile è stato globalmente il più caldo mai registrato al mondo”, sottolinea Ernesto Napolitano del Laboratorio ENEA di Modellistica climatica, che ha curato le rilevazioni sul riscaldamento del Mediterraneo nell’ambito del progetto MedFever.
“Sulla stessa scia anche la temperatura superficiale marina media globale che ad aprile è stata di 21,04°C, valore più alto mai registrato per questo mese, di poco sotto i 21,07°C registrati a marzo 2024, la più alta di qualsiasi mese nella storia dei dati, anche superiore a quella di agosto 2023 (20,98°C). Questi cambiamenti non sono solo numeri ma segnalano che ci troviamo agli inizi di un processo più ampio e che tali fenomeni accadranno in modo sempre più frequente”, aggiunge lo scienziato.
Il riscaldamento del Mediterraneo scende in profondità
Dati con temperature in forte aumento che non riguardano solo la parte superiore della colonna d’acqua ma anche i valori registrati sui fondali. Il progetto guidato dall’ENEA ha disposto una rete di un centinaio di sensori-termometro posizionati fino a 50 metri di profondità, sia al largo che vicino alle coste, distribuiti in 15 siti nel Tirreno tra Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Sardegna, Calabria e Sicilia.
Il trend in profondità è persino peggiore di quello in superficie. Nel golfo di Napoli, in 40 anni l’aumento è di circa 1,5°C (da 14 a 15,5°C). Confrontando i dati raccolti dalla rete di sensori con quelli del modello previsionale MITO di ENEA, che elabora la circolazione marina nel Mediterraneo, gli scienziati hanno stabilito che soprattutto nei mesi invernali, a causa dei venti che soffiano sulla superficie marina, si innescano processi di mescolamento verticali che riscaldano tutta la colonna d’acqua sottostante, con conseguente aumento dei rischi per gli ecosistemi. In particolare, a 100 metri di profondità nel golfo di Napoli si registrano anomalie di circa +0,5°C, e punte di circa +1°C nel Tirreno, nel canale di Sicilia e nello Ionio centrale.