In fase di sviluppo il primo progetto pilota di "CAES" sott'acqua su tecnologia della israeliana BaroMar. L'impianto, da 4 MWh di capacità, sorgerà a largo delle coste cipriote
Ecco il primo accumulo ad aria compressa sottomarino
Le tecnologie di accumulo ad aria compressa (Compressed-air energy storage – CAES) stanno vivendo una seconda giovinezza. Nonostante i primi sistemi risalgano addirittura alla fine del 1800, il concetto è stato studiato seriamente come mezzo per garantire il mantenimento del carico e soddisfare i picchi di domanda solo a partire dal 1970. Ma è dal 2020 in poi che si è registrata una crescita esponenziale dell’interesse e un moltiplicarsi di impianti. Tra cui il più grande CAES al mondo, un’installazione da 300 MW e 1.500 MWh inaugurata quest’anno in Cina.
Alla fila di progressi compiuti nel campo si aggiunge oggi anche il primo accumulo ad aria compressa sottomarino. Il progetto, che porta la firma della società israeliana BaroMar, sarà sviluppato da Jacobs al largo della costa di Cipro. Si tratterà di impianto pilota da 4 MWh di capacità, da impiegare nello stoccaggio energetico di lunga durata. Ovviamente prima di realizzare l’impianto saranno necessari “approfonditi rilievi geofisici, geotecnici e batimetrici, indagini, studi di fattibilità e autorizzazioni”, afferma il vicepresidente di Jacobs, Fiachra Ó Cléirigh.
I vantaggi dell‘accumulo ad aria compressa
Immagazzinare energia attraverso la compressione dell’aria ha un funzionamento abbasta facile sulla carta. Nei momenti di picco di offerta elettrica sulla rete, il sistema usa l’elettricità per comprimere l’aria immagazzinandola in serbatoi o formazioni geologiche sotterranee. Quando la domanda della rete cresce, l’aria viene rilasciata e l’energia recuperata tramite una turbina.
I vantaggi? Rispetto alle batterie elettrochimiche i CAES possono stoccare l’energia su periodi ben più lunghi e a costi potenzialmente inferiori (ma i serbatoi a pressione sono costosi da sviluppare e testare). Possono, inoltre, offrire tempi di avvio rapidi, servizi di regolazione della frequenza e supporto della tensione, partecipando anche alle operazioni di Black Start, ossia il processo di ripristino del funzionamento di una centrale elettrica o di una parte di una rete elettrica senza fare affidamento sulla rete di trasmissione.
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Stoccaggio ad aria compressa sottomarino
L’accumulo sottomarino ad aria compressa di BaroMar nasce per rispondere ad alcune sfide presenti sulla terra ferma. Secondo la società, infatti, gli impianti CAES commerciali risultano ancora oggi limitati a causa di elevati vincoli geologici e normativi, che non dovrebbero invece interessare i fondali. La tecnologia sviluppata dall’azienda adotta il medesimo principio di funzionamento dei CAES più tradizionali ma sfrutta grandi serbatoi rigidi zavorrati sommersi a una profondità compresa tra 200 e 700 metri. In condizioni di completa scarica i serbatoi sono pieni di acqua di mare. Nella fase di carica l’aria compressa spinge fuori l’acqua.
Queste strutture sono ovviamente progettate per resistere ai carichi imposti dall’ambiente marino nonché alla pressione dell’aria compressa e a quella idrostatica, sia in fase di installazione che in condizioni operative. BaroMar afferma che i suoi sistemi di accumulo possono offrire un costo di stoccaggio livellato (LCoS) di 100 dollari per MWh ed efficienza andata-ritorno di oltre il 70%.
“Con i suoi bassi requisiti di capitale e una manutenzione minima – afferma Yonadav Buber, CEO di BaroMar – rappresenta una soluzione sostenibile, rispettosa dell’ambiente e scalabile che rafforzerà le ambizioni di zero emissioni nette, offrendo allo stesso tempo al mondo un approvvigionamento sicuro in tempi di crisi energetica o imprevedibilità”.