Direttiva sul diritto alla riparazione e regolamento sull’ecodesign approvati all’Eurocamera come parte del pacchetto economia circolare
Le plenarie di questa settimana chiuderanno il pacchetto economia circolare
Sono plenarie quasi frenetiche al Parlamento Europeo, che questa settimana chiude la maggior parte dei dossier rimasti aperti prima della tornata elettorale. Ieri ad esempio sono arrivati a mèta due processi importanti per il pacchetto UE sull’economia circolare, quello sul diritto alla riparazione e quello sull’ecodesign.
Sul fronte della progettazione ecocompatibile, le nuove norme sono state approvate con una larghissima maggioranza (455 favorevoli). Mirano a migliorare i vari aspetti dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita. L’idea è renderli più durevoli e affidabili, più facili da riutilizzare, aggiornare, riparare e riciclare. Un ruolo in questa partita lo gioca anche il passaporto digitale dei prodotti, che dovrebbe aiutare i consumatori a fare scelte più informate. In più, dovranno usare meno risorse, energia e acqua. I requisiti specifici per i prodotti saranno delineati dalla Commissione Europea attraverso normativa secondaria. Anche il Consiglio dell’UE, ovvero gli stati membri, deve approvare formalmente la legge prima che possa entrare in vigore.
Ferro, acciaio, alluminio, tessili, mobili, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti e prodotti chimici sono i prodotti da affrontare prioritariamente. Per i prodotti tessili, viene istituito anche un divieto di distruzione dell’invenduto.
Le norme sul diritto alla riparazione
Una maggioranza ancora più bulgara (584 favorevoli) ha accolto la direttiva sul diritto alla riparazione. Per quanto riguarda le norme, obbligano i fabbricanti di prodotti al consumo a fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici e a informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione. Le merci in garanzia legale beneficeranno di un’ulteriore estensione di un anno, incentivando ulteriormente il consumatore a scegliere la riparazione anziché la sostituzione.
I produttori dovranno fornire pezzi di ricambio a un prezzo ragionevole e non potranno ricorrere a clausole contrattuali, tecniche hardware o software che ostacolino le riparazioni. In particolare, non potranno impedire l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o stampati in 3D da parte di riparatori indipendenti, né potranno rifiutare di riparare un prodotto solo per motivi economici o perché è stato precedentemente riparato da qualcun altro. Dopo l’approvazione del Consiglio, trattandosi di una direttiva, non entrerà subito in vigore. Gli stati membri dovranno tradurla in leggi nazionali e avranno due anni di tempo.