Un rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia calcola che solo il 4% dei progetti proposti o annunciati sono operativi, in costruzione o hanno incassato la decisione finale di investimento. Tassi ben inferiori a quelli di Pechino e Washington. Per rimediare servono interventi sia lato offerta che lato domanda
Stenta a decollare la produzione di idrogeno low carbon nell’Europa nord-occidentale
(Rinnovabili.it) – I paesi dell’Europa nord-occidentale hanno un enorme potenziale per produrre idrogeno a basse emissioni, ma non lo stanno sfruttando al meglio. Entro il 2030 potrebbero soddisfare con 7 milioni di tonnellate di H2 il 2% della loro domanda di energia primaria. I progetti messi in cantiere, però, stentano a decollare. Meno del 4% sono operativi, in costruzione o hanno ottenuto una decisione finale di investimento. Un tasso che è molto più basso di quello di altri paesi che hanno deciso di puntare forte sull’idrogeno low carbon come Cina e Stati Uniti.
“I paesi dell’Europa nordoccidentale sono leader nell’idrogeno a basse emissioni, e molti continuano ad aumentare le loro ambizioni di produzione in questo decennio”, spiega Keisuke Sadamori dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), che ha pubblicato il 17 aprile un rapporto sui progressi nella produzione del vettore energetico in Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera e Regno Unito. “Tuttavia, il raggiungimento di questi obiettivi richiederà un’azione più coraggiosa da parte dei politici, e presto, dati i lunghi tempi necessari per molti progetti sull’idrogeno”, aggiunge.
Come accelerare sull’idrogeno a basse emissioni?
Cosa manca per dare un’accelerazione decisiva all’idrogeno a basse emissioni? Lo scale-up della produzione ha bisogno di più sostegno politico, innanzitutto. Secondo l’IEA servono meccanismi di sostegno che coprano tutta la catena del valore. Dalla ricerca e sviluppo alla produzione, passando dal trasporto e dal consumo. Stimolare la domanda permette di inviare segnali chiari agli investitori.
Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, questi paesi hanno potenziato gli obiettivi sull’idrogeno verde, ottenuto con l’elettrolisi alimentata da energia rinnovabile, e su quello blu, realizzato a partire da combustibili fossili con cattura e stoccaggio della CO2 (CCS). Ma aumenti dei costi e inflazione allontanano il raggiungimento della parità di costo con l’idrogeno grigio, ottenuto dalle fossili senza CCS. L’IEA giudica invece positivi gli sviluppi sul fronte dei quadri legislativi e regolatori, sia a livello nazionale che UE, approvati negli ultimi anni.
Ma per compiere il salto bisognerà anche creare più domanda di idrogeno a basse emissioni, oggi ferma a 4,5 mln t. Uno “strumento chiave” per stimolare gli investimenti che potrebbe realizzarsi attraverso quote, standard sui carburanti e norme sugli appalti pubblici. “La sicurezza della domanda è essenziale per la conclusione di accordi di prelievo a lungo termine, che a loro volta possono contribuire a ridurre i rischi degli investimenti e migliorare la fattibilità economica dei progetti sull’idrogeno a basse emissioni”, spiega l’IEA.