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Africa: occhi puntati sulle bioenergie

La zona tra Angola, Mozambico e Zambia risulta molto promettente per la produzione di bioetanolo e biodiesel. Sono previsti molti investimenti nel settore da parte dei governi africani. Recenti studi hanno tuttavia evidenziato il pericolo di carestie alimentari, a cui si aggiungono altri problemi come il taglio indiscriminato delle foreste, il maggior utilizzo di fertilizzanti e pesticidi, il maggior consumo di acqua

Molti investitori stanno puntando sull’Africa per la produzione di biodiesel e bioetanolo. La zona compresa tra Angola, Zambia e Mozambico è stata infatti designata coma la nuova “Mecca” dei biocombustibili, per le frequenti precipitazioni piovose. E anche tra i governi africani fervono i preparativi per seguire le indicazioni provenienti dall’Occidente. Basti pensare che il Sudafrica prevede di soddisfare entro il 2013 il 75% dei propri fabbisogni energetici mediante biocombustibili e a tal fine ha deciso di stanziare 828 milioni di dollari per il settore. La Nigeria, invece, già dallo scorso anno ha puntato sulla produzione di etanolo nello stato settentrionale di Jigawa per un investimento totale di 4 miliardi. Tuttavia, recenti studi sembrano confermare le critiche sollevate nei giorni scorsi dal presidente cubano Fidel Castro, in merito alle possibili carestie alimentari derivanti dalla conversione delle colture alimentari in colture destinate all’approvvigionamento energetico. Per ogni aumento di un punto percentuale del prezzo del mais, infatti, si prevede un proporzionale aumento del numero di persone al mondo che soffrirà la fame, fino a raggiungere gli 1,2 miliardi nel 2025. Già in Sudafrica il prezzo del mais bianco è maggiore del 40% rispetto all’anno precedente. (fonte Ansa)

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