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La raccolta e riciclo dei rifiuti si regge sull’economia informale

Nel mondo, fino a 24 milioni di persone lavorano nella raccolta e riciclo dei rifiuti. Otto su dieci però non hanno contratto o tutele sociali

raccolta e riciclo dei rifiuti
Foto di Hermes Rivera su Unsplash

Il settore della raccolta e riciclo dei rifiuti è spesso insalubre e denso di lavoro minorile

(Rinnovabili.it) – Oggi sono tra 19 e 24 milioni le persone in tutto il mondo che fanno della raccolta e riciclo dei rifiuti la loro fonte di reddito. Una professione che coinvolge quindi lo 0,5-1% della forza lavoro globale. La maggior parte di queste persone sono letteralmente invisibili. Basti pensare che l’80% degli addetti opera nell’economia informale. Il settore informale contribuisce ad esempio alla raccolta e al recupero dei rifiuti di plastica nel mondo per il 58%. 

A fornire questi dati è Waste Management World, che ha condotto un approfondimento da fonti primarie. In sostanza, disegna un quadro in cui l’economia mondiale del riciclo non è tanto quella dei grandi impianti o dell’innovazione, ma si regge sulle gambe precarie di milioni di persone nei paesi del Sud globale.

I raccoglitori di rifiuti giocano un ruolo fondamentale nel ridurre i costi economici e ambientali associati alla gestione dei rifiuti, deviando materiali e fornendo servizi essenziali alle comunità urbane povere. Dal punto di vista ambientale, contribuiscono alla prevenzione dei rifiuti in discarica, al recupero delle risorse e al riciclo di una vasta gamma di materiali. 

Il contributo dei cosiddetti waste pickers contribuisce anche a ridurre gli impatti sulla salute pubblica. Infatti, abbassano la quantità di materiali tossici nelle discariche e partecipano agli sforzi di prevenzione dell’inquinamento. Tuttavia, questi lavoratori caricano su se stessi i rischi per la salute dovuti all’esposizione a rifiuti pericolosi. Inoltre, se l’economia del settore vive di prezzi abbordabili per tonnellata di materiale riciclato, è anche perché queste attività non vengono pagate a dovere. Oltretutto, si basano su un forte impiego di lavoro minorile.

Nonostante il loro contributo fondamentale, spiega la rivista di settore, i raccoglitori informali di rifiuti non sono adeguatamente riconosciuti a livello nazionale e locale. Operano in ambienti precari e malsani, con guadagni instabili o bassi, lunghe ore di lavoro e carenze di accesso a risorse essenziali come informazioni, mercati, supporto finanziario, formazione e tecnologia. Nel frattempo, le imprese che realizzano i prodotti effimeri che si ammonticchiano nelle discariche del Sud del mondo, lottano per evitare di ridurli.

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