Primo caso di influenza aviaria trasmesso dalle mucche da latte all’uomo in Texas. Anche altri Stati USA hanno rilevato contagi tra i bovini, ma sembra che il rischio per l’uomo rimanga basso. La pastorizzazione uccide i virus e il latte da mucche malate non viene venduto, mentre i bovini da carne non sembrano infettati
Come arginare l’influenza aviaria?
Il primo caso confermato di influenza aviaria trasmesso dagli animali all’uomo ha fatto sì che in Texas sia stato diramato un allarme sanitario. Sembra che il contagio sia avvenuto attraverso le mucche da latte. Un lavoratore di un caseificio del Texas ha infatti sviluppato una lieve infezione agli occhi, tipica dell’influenza aviaria.
L’influenza aviaria è molto contagiosa
I ceppi influenzali viaggiano, sono diventati globali come le persone e soprattutto sono capaci di mutare. L’influenza aviaria è una malattia altamente contagiosa che colpisce uccelli selvatici e domestici con sintomi lievi o gravi al punto da portare alla morte degli animali. La prima descrizione dell’influenza aviaria risale nientemeno che al 1878 in Piemonte. Nel 1997 infettò 18 persone a Hong Kong e ne uccise 6. La sua diffusione in Europa è iniziata negli anni Duemila.
La patogenicità dell’influenza aviaria è alta: in Olanda, nel 2003, in seguito a una terribile epidemia furono abbattuti più di trenta milioni di volatili, si contagiarono 86 persone e morì un veterinario. Negli anni, con alterni livelli di gravità, la sua diffusione non si è mai fermata, per questo la prudenza non è mai troppa.
L’USDA (il Ministero dell’Agricoltura statunitense) ha confermato che il virus ha infettato i bovini nelle aziende agricole in Texas, Kansas, New Mexico e Michigan, mentre l’Idaho ha un’epidemia “presuntiva” in un allevamento di latte. È la prima volta che negli USA il virus si mostra particolarmente aggressivo: ha infettato circa il 10% delle mandrie. Sono morti anche molti uccelli selvatici, probabilmente contagiati attraverso l’acqua.
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Le preoccupazioni per le persone
Il test iniziale non ha trovato cambiamenti al virus che lo renderebbero più trasmissibile agli esseri umani, secondo l’USDA. Tuttavia, la presenza diffusa del sottotipo H5N1 nei mammiferi ha rinnovato le preoccupazioni che possa evolversi per diventare più trasmissibile tra le persone.
L’USDA ha rassicurato l’opinione pubblica affermando che il rischio di contagio per le persone rimane basso e non ci sono pericoli per quanto riguarda il latte e la carne: la pastorizzazione uccide in modo affidabile i virus e il latte da mucche malate non viene venduto, mentre i bovini da carne non sembrano infettati.
La preoccupazione attuale è arginare la diffusione dell’influenza aviaria, ma questa richiesta si scontra con gli ingenti interessi economici in ballo. Infatti si chiede l’abbattimento di interi allevamenti di polli se anche un solo esemplare è malato, ma non si parla di abbattere le mucche: sembra che si contagino in modo più lieve e ogni capo costa fino a 2.500 dollari. Non esistono vaccini H5N1 per il bestiame, mentre in Cina li usano in modo massiccio per il pollame. Tra le ipotesi ventilate c’è anche quella di modificare il vaccino attualmente in uso per i suini. Il contagio portato dagli uccelli arriva potenzialmente dovunque, ma resta il fatto che più gli allevamenti sono intensivi più crescono le probabilità di trasmissione dell’influenza aviaria.