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La plastica nel cibo fa male a noi e alla Terra. Ecco come liberarcene 

I sistemi alimentari industriali sono vettori di plastica nel cibo e nei terreni. Una coalizione di scienziati chiede una drastica riduzione

plastica nel cibo
Foto di Petr Magera su Unsplash

Il Trattato globale delle Nazioni Unite dovrà occuparsi anche della plastica nel cibo

(Rinnovabili.it) – Il sistema alimentare globale si trova di fronte a una sfida critica a causa dell’interconnessione tra cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento, in particolare da parte della plastica. Per mettere un argine a questa deriva, i governi delle Nazioni Unite stanno negoziando un Trattato sulla plastica che dovrebbe essere approvato nel 2024. Una coalizione di scienziati “per un trattato efficace sulla plastica” sta cercando, insieme agli ambientalisti, di ottenere il massimo da questi negoziati. Con questo spirito ha pubblicato da poco un documento in cui esorta i decisori a fare attenzione agli impatti della plastica nel cibo e nei sistemi alimentari. Una parte significativa delle emissioni di gas serra e dell’uso di plastica, infatti, è collegata alle filiere industriali del cibo. Le plastiche utilizzate in agricoltura e pesca, progettate per aumentare la produttività e ridurre gli sprechi, finiscono spesso gestite in modo inefficiente o abbandonate, contribuendo al degrado ambientale.

I problemi di un sistema alimentare basato sulla plastica

Il settore agricolo industriale rappresenta il 3,5% dell’uso annuale di plastica. I teli pacciamanti, le serre e i materiali di imballaggio sono tra le applicazioni più frequenti dei polimeri in agricoltura. Queste plastiche, destinate a sostenere la produzione alimentare, spesso non sono facilmente riciclabili né gestite in modo sostenibile. L’imballaggio di cibo e bevande, che da solo copre il 10-20% della plastica prodotta, contribuisce all’inquinamento ambientale e ai rischi per la salute pubblica. Essi sono legati alla contaminazione da parte dei materiali plastici – e delle sostanze chimiche associate – degli ambienti di produzione del cibo. Da questi ecosistemi si trasferiscono alle catene alimentari attraverso vari percorsi.

La sicurezza alimentare viene intaccata dal passaggio di sostanze dannose agli alimenti consumati: secondo i ricercatori questo contribuirebbe a problemi di salute come le malattie cardiovascolari e l’obesità. Inoltre, oltre un terzo del cibo mondiale viene perso o sprecato annualmente, con gli imballaggi in plastica che giocano un ruolo in questa faccenda. Anche se questi contenitori sono spesso dichiarati riciclabili, le attuali capacità di riciclo sono insufficienti per gestire il volume di rifiuti. Ne risulta un crescente inquinamento da macroplastiche. Per la Coalizione di scienziati per un efficace Trattato sulla plastica, non si salvano nemmeno le plastiche alternative, tra cui quelle bio-based e biodegradabili. “La produzione di plastiche a base biologica può comportare la monocoltura, sottraendo terreno alla produzione alimentare, e richiede acqua e sostanze chimiche come pesticidi e fertilizzanti sintetici, con conseguenti impatti socioeconomici e ambientali”.

Come fare a meno della plastica nel cibo?

Cosa dovrebbe fare un accordo globale sulla plastica per prendere davvero di petto l’impatto sui sistemi alimentari? Gli esperti propongono un elenco di 5 punti: 

  1. adottare una definizione completa di “ciclo di vita della plastica”, per calcolarne davvero gli impatti associati
  2. promuovere economie circolari nei sistemi alimentari. La riduzione della produzione e del consumo di plastica è la via maestra per raggiungere un’autentica circolarità.
  3. Ci deve essere piena trasparenza nella filiera delle materie plastiche per uso alimentare, comprese le sostanze chimiche che contengono.
  4. Occorre adottare un principio di prevenzione e precauzione
  5. I panel scientifici che informano le Nazioni Unite nei negoziati devono essere libere da conflitti di interessi con le aziende produttrici di plastica

Il percorso tracciato sarà complesso da seguire, se non altro perché i negoziati vedono ad oggi una spaccatura profonda tra i sostenitori di una riduzione della produzione di plastica e quelli che invece preferiscono puntare sulla gestione a fine vita. Ad aprile è previsto un nuovo round di negoziati, per avanzare sulla “bozza zero” presentata lo scorso inverno. Sarà probabilmente un momento chiave per vedere quale visione avrà la meglio.