h4. Silicio da bere
08/11/07 – California – La società statunitense Innovalight, con sede a Santa Clara, California, avrebbe inventato il primo modulo solare liquido, attraverso una tecnologia all’avanguardia a firma privata limitata alla realizzazione proprio di questo elemento. Inutile sottolineare che il brevetto è altamente segreto e che di conseguenza le informazioni al riguardo sono poche e limitate. In sostanza si parla di nanotecnologia applicata. Il processo si dovrebbe basare semplicemente su nanoparticelle di silicio disciolte in un solvente e quindi spalmate su di un supporto: l’ordine intrinseco alle particelle le indurrebbe a disporsi in modo tale da funzionare in modo analogo alle celle a film sottile, raggiungendo un’efficienza analoga, ma con un risultato concreto in più, ovvero l’abbattimento del costo dell’energia da fonte solare del 50%. Il prototipo appena descritto verrà introdotto nel mercato dell’energia solare a partire dal 2009. Si preannuncia grande battaglia tra le industrie del settore. (Fonte Ecogeek)
h4. Helix: e il vento si addomestica
08/11/07 – USA – Helix Wind apre il mercato delle turbine eoliche domestiche con Savonious 2.0, una elegante elica ad asse verticale per la produzione di 2 kilowattora di energia per l’uso quotidiano. Il design è tra i più ricercati, e nonostante le ridotte dimensioni del rotore, di 1.8 x 1.2 metri, esso è in grado di catturare qualsiasi tipo di vento compreso il più leggero, da ogni direzione, massimizzando il rendimento anche in regime turbolento. Il rotore ha un peso limitato ed è molto silenzioso, dunque si presta in modo perfetto alle applicazioni in ambiente urbano, dove i rapporti di buon vicinato sono preziosi. L’investimento iniziale risulta più basso delle mini e micro turbine di applicazione domestica finora introdotte nel mercato dell’energia da fonte rinnovabile: la Helix Savonious 2.0 costa 6.500 dollari. (Fonte Ecogeek, Inhabitat)
h4. La diga del vento
07/11/07 – Russia – Di prototipi curiosi ne abbiamo visti a volontà, nella corsa allo sfruttamento delle rinnovabili, ma mai avremmo pensato di trovarci di fronte ad uno di tali dimensioni. Si tratta della Wind Dam, ovvero la “diga del vento”, una vela di 75 metri collegata ad una turbina sottostante, progetto che non resterà a lungo sulla carta, poiché in Russia, dove hanno finanziato l’idea con 2.5 milioni di dollari, è già in programma la sua realizzazione che la vede protagonista del paesaggio sul lago Lagoda. Nonostante gli sforzi finalizzati ad un disegno non troppo invasivo, comunque evocativo, ci sembra che una tale “diga” non si discosti molto, a parte le intenzioni, dall’impatto massivo di quelle tradizionalmente realizzate per le centrali idroelettriche, e di certo non abbellisce il paesaggio, come dal canto suo invece sostiene l’architetto Laurie Chetwood, madrina dell’opera. Inoltre ancora non si conosce l’effettivo rendimento di una tale diga, in termini di produzione annua di energia e quindi di risparmio e di tonnellate di CO2 emessa evitate. (Fonte Ecotality)
h4. Concentratori solari…gonfiabili
02/11/07 – USA – E’ in arrivo dagli Stati Uniti, a firma della Cool Solar Earth, un’idea che ha dell’incredibile. Si tratta di un dispositivo che utilizza la tecnologia del fotovoltaico tradizionale e la piega ad un sistema gonfiabile, e quindi flessibile, di concentratore solare. In particolare questo nuovo modo di catturare la radiazione solare si avvale di specchi gonfiabili 400 volte più economici dei convenzionali specchi a parabola che si applicano nella costruzione dei concentratori solari fino ad ora utilizzati. Inoltre la loro leggerezza permette di poterli disporre su cavi sospesi a mezz’aria e collegati a terra, raggiungendo lo scopo, a volte poco attuabile nei centri delle città, di bypassare ostacoli di ogni genere, primi fra tutti gli edifici, disponendosi ad una altezza tale da captare in modo pressoché totale la quantità di radiazione solare in ogni ora del giorno. La componente di silicio è realmente minima, mentre gli altri elementi che compongono il dispositivo sono tutti disponibili e abbordabili sul mercato, di conseguenza anche facilmente sostituibili, poiché data la loro leggerezza possono essere frequentemente “preda” di venti troppo forti o altre intemperie che possono deteriorarne il meccanismo o le superfici. Inutile dire che sono molto economici, proprio per i materiali con cui vengono realizzati, e la Cool Solar Earth ha recentemente affermato che l’obiettivo principale è di farne diminuire il costo fino a raggiungere livelli paragonabili al costo dell’energia da fonte non rinnovabile. (Fonte Ecogeek, NextEnergyNews)
h4. Celle solari come ali di farfalla
01/11/07 – San Diego, California – A quanto pare non abbiamo ancora finito di imparare dalla natura. L’ultima novità ispirata al mondo animale arriva dalla Qualcomm, una società californiana di ricerca e sviluppo nel campo delle telecomunicazioni wireless. Gli ingegneri di questa compagnia ci hanno visto lungo e sono riusciti ad ottimizzare il rendimento dei display che funzionano con l’energia delle onde di energia della radiazione solare ovvero con celle fotovoltaiche, sfruttando una particolare esposizione degli elementi che compongono i display ad alcune interferenze delle stesse onde luminose. La tecnologia applicata si basa su un display equipaggiato con un modulatore interferometrico (IMOD), che lavora sulle interferenze della luce, permettendo la riflessione verso l’esterno della luce alla lunghezza d’onda desiderata, ottenendo in questo modo la colorazione superficiale desiderata. Il procedimento è il medesimo che si ritrova nel funzionamento “chimico” che dà ad una farfalla il colore delle ali. Il tempo di reazione dell’IMOD è esponenzialmente più veloce di uno schermo a LCD, cosa che lo renderebbe immediatamente altamente commerciabile. Inoltre una istantanea conseguenza dell’applicazione di questa tecnologia è che, scegliendo di riflettere attraverso questo meccanismo un colore molto chiaro, il più vicino possibile al colore della luce o comunque di una fonte luminosa, si riesce ad illuminare il display senza l’utilizzo di altro tipo di alimentazione (l’illuminazione posteriore, per esempio, nei telefonini). Un bel risparmio di energia! (Fonte Ecogeek)