Rinnovabili • Qualità dell’aria: G20 e UE la dimenticano negli impegni sul clima

A Bruxelles, l’Italia non chieda esenzioni e ritardi sulla direttiva qualità dell’aria

Appello a Pichetto di medici, epidemiologi e associazioni ambientaliste in vista dell’ultimo round di negoziati sui nuovi limiti per gli inquinanti atmosferici. I Ventisette spingono per rilassare le nuove regole, che non sono allineate ai nuovi standard OMS

Qualità dell’aria: G20 e UE la dimenticano negli impegni sul clima
Foto di Jacek Dylag su Unsplash

I 27 vorrebbero esenzioni fino al 2040 nella direttiva sulla qualità dell’aria

(Rinnovabili.it) – Non cercare “esenzioni e ritardi” ma “accelerare le azioni per promuovere la salute, prevenire le malattie e risparmiare sui costi sanitari”. È l’appello di epidemiologici, medici e associazioni ambientaliste al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto, che tra meno di una settimana sarà impegnato a Bruxelles nell’ultimo miglio del negoziato sulla nuova direttiva qualità dell’aria.

Cosa vuole l’Italia dalla nuova direttiva sulla qualità dell’aria?

Il timore è fondato. A Bruxelles i due co-legislatori arriveranno entrambi con posizioni negoziali che non sono allineate ai nuovi standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sugli inquinanti atmosferici, introdotti a settembre 2021. Ed entrambi spingono per ritardare l’applicazione dei nuovi limiti su polveri sottili e NO2. L’Europarlamento li vorrebbe in vigore dal 2035, il Consiglio chiede flessibilità per i paesi con pil pro capite sotto la media UE e la possibilità di applicarli solo a partire dal 2040. Uno studio di EEB sostiene che in questo modo si causerebbero 120mila morti premature in più solo in Italia.

“L’approccio generale del Consiglio adottato nel novembre 2023 prolungherebbe e aggraverebbe inutilmente l’onere economico sanitario esistente e rafforzerebbe le disuguaglianze sanitarie”, sostengono i firmatari della lettera a Pichetto. I problemi sono molti. Chiedere più esenzioni, come vogliono i Ventisette, aumenterebbe le disuguaglianze tra le regioni europee. Peraltro, queste richieste potrebbero essere avanzate per ragioni che poco o nulla hanno a che fare con la tutela della salute. In più, manca una data ultima entro la quale l’Europa si impegna ad allinearsi agli standard dell’OMS, sottolinea ancora l’appello. E la richiesta del Consiglio di non mettere regole troppo rigide sulla preparazione di piani nazionali per la qualità dell’aria non farebbe altro che condannare i cittadini a convivere (e morire) con più inquinamento atmosferico.

Oltre ad avere un impatto positivo in termini di anni di vita guadagnati, premere per una direttiva sulla qualità dell’aria più aderente possibile ai valori dell’OMS darebbe anche vantaggi economici importanti. La lettera, firmata dall’Associazione medici per l’ambiente, da Cittadini per l’Aria e dell’Associazione italiana di epidemiologia, ricorda che “la Banca Mondiale, in una recente pubblicazione, riporta una stima del 3-4% del PIL per i costi sanitari causati dall’inquinamento da PM 2.5 nei Paesi ad alto reddito come l’Italia.

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