Conoscenza del territorio e prevenzione. Sono queste le parole chiave che, secondo Valentina Casolini, Cosigliere Nazionale dell'Ordine dei Geologi, si dovrebbero promuovere per andare verso una sempre maggiore sicurezza e decarbonizzazione del nostro territorio. Ne abbiamo parlato in occasione di Roma Innovation Hub 2024
Affrontando la messa in sicurezza del territorio attraverso la prevenzione si risparmierebbero investimenti e vite umane
(Rinnovabili.it) – Si è svolto il 25 ed il 26 gennaio l’importante appuntamento con Roma Innovation Hub 2024. La convention, organizzata da Pentastudio, ha raccolto il contributo dei nove Ordini Nazionali aderenti alla Rete Professioni tecniche, sulle cruciali tematiche di decarbonizzazione e sostenibilità promosse dagli SDG dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Obiettivo dell’evento, sviluppare delle linee guida condivise da sottoporre alle istituzioni affinché sia realmente fattibile una transizione energetica ed ecologica del Paese.
Ma quali sono, su scala pratica, le strategie e gli obiettivi prefissati da ciascuna delle Professioni Tecniche presenti all’evento? Lo abbiamo chiesto in occasione di Roma Innovation Hub 2024 a Valentina Casolini, del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Geologi.
Partendo dall’obiettivo dell’evento, ovvero definire una strategia di azioni comuni tra i professionisti tecnici che ci permettano di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 in termini di sostenibilità e decarbonizzazione, quali sono a vostro avviso le tematiche principali da affrontare?
Innanzitutto la prima sfida che dobbiamo affrontare è quella dei cambiamenti climatici. Dobbiamo prendere atto di ciò che sta accadendo e imparare ad agire attraverso una serie di misure concrete.
Esistono già strumenti in nostro possesso, come ad esempio l’impiego dell’energia rinnovabile e nello specifico proprio del geotermico. Questa fonte di approvvigionamento “pulita” ha avuto un grandissimo sviluppo in Italia in passato, ma ora si pone la necessità di aumentare ulteriormente l’investimento in questo settore al pari di quanto avviene per eolico e solare. Dobbiamo imparare a sfruttare al meglio le molteplici risorse che abbiamo in Italia, risorse ovviamente ad impatto zero.
Quale sarà il ruolo che giocheranno i Geologi e quali sono le proposte che avete condiviso con gli altri professionisti presenti all’evento?
Il nostro ruolo sarà quello di essere promotori dell’implementazione del settore delle rinnovabili anche attraverso una maggiore conoscenza delle materie prime nuove strategiche che ci permettono di lavorare nelle rinnovabili. Assieme a tutta la Rete delle Professioni Tecniche presente in questi due giorni di Convention a Roma Innovation Hub, possiamo dare il nostro contributo mediante la conoscenza del territorio. I geologi sono infatti i primi ad arrivare sul campo e grazie alla strumentazione tecnica in nostro possesso, possiamo dare degli input sulle misure da attuare e sulle modalità con la quale attuarle.
Ovviamente servono adeguati investimenti: se ne parla molto, ma si sta agendo ancora troppo poco su questo fronte.
Parlare di sostenibilità ambientale e decarbonizzazione non può prescindere da un altro tipo di sostenibilità, ovvero quella legata alla messa in sicurezza del territorio dai sempre maggiori rischi innescati dal cambiamento climatico. Quali sono le priorità da affrontare e quale la soluzione per un Paese ad alto potenziale, ma anche alto rischio come il nostro?
La priorità è senza dubbio la conoscenza del territorio, lo sottolineiamo sempre in quanto Geologi. Gli studi di base sulle caratteristiche del nostro Paese sono lo strumento principe che ci permette di affrontare i problemi. Quello che poi è sempre mancato in Italia, è un’organizzazione ed una omogeneizzazione della pianificazione territoriale: due elementi che ci consentirebbero di affrontare al meglio qualsiasi tipo di tematica. Purtroppo, invece, gli investimenti strutturali sono messi in atto solo in seguito a disastri naturali, siano essi di carattere alluvionale o sismico, spendendo milioni per ripristinare ciò che è stato distrutto. La messa in sicurezza del territorio andrebbe invece affrontata sotto forma di prevenzione ovvero, come precedentemente accennato, mediante la sua conoscenza. Azioni che costrebbero poi molto meno rispetto all’intervenire successivamente ad un disastro.
Dovremmo investire di più in prevenzione, in protezione e nella salvaguardia delle persone. Ecco perché l’Ordine Nazionale dei Geologi si è speso molto per attivare programmi di formazione e divulgazione tra la cittadinanza, ma anche nelle scuole, insegnando quali comportamenti adottare e tenere in determinate circostanze. Si tratta di una serie di buone pratiche che, se venissero applicate dalla collettività, ci consentirebbero miglioramenti significativi.
C’è da dire che ora stiamo lavorando a stretto contatto con il Governo e con i Ministeri competenti; abbiamo un dialogo aperto proprio su queste tematiche, sulle rinnovabili, sulle materie prime energetiche nuove. Sono stati compiuti i primi passi nella direzione giusta, ci vuole ovviamente tempo e consapevolezza.
Quali saranno gli ostacoli da superare nel prossimo futuro?
Lo scaglione da superare è la mancanza di una organizzazione omogenea delle gestioni finanziarie. Per fare un esempio concreto basti guardare al PNRR, che ha portato moltissime risorse ed ha consentito di lavorare molto bene su determinati fronti. D’altro canto però, lo stesso Piano non ha dirottato i giusti investimenti a favore del dissesto idrogeologico,
Dobbiamo iniziare a sviluppare un Piano di finanziamento basato sulle priorità del Paese, dirottando gli investimenti a favore di una prevenzione che anticipi le soluzioni a problemi prima ancora che accadano.