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Come si salva la Terra secondo il National Geographic

La prestigiosa pubblicazione, sull'ultimo numero, ci propone una fotografia ed un'analisi impietosa delle condizioni ambientali del nostro pianeta, proponendo come prima cura il cambiamento della nostra cultura

La versione italiana di “National Geographic” propone ai lettori un supplemento dove si spiega come l’umanità ormai proceda su binari sempre più divergenti. Da una parte una fascia sempre più facoltosa e dall’altra una sempre più povera. E infatti, a leggere il rapporto di National Geographic, le due persone più ricche del mondo possiedono più soldi del pil totale dei quarantacinque stati più indigenti della terra. “Una strada potrebbe essere quella legata alle emigrazioni, se ben gestita. Ciò potrebbe portare, da un lato, all’equilibrio demografico e dall’altro ad una crescita del prosperità nelle aree più povere – spiega Alessandro Rosina, demografo all’Università Cattolica di Milano – L’emigrante spesso invia a casa soldi che le famiglie investono sui figli o per migliorare le proprie condizioni di vita. Quindi le rimesse diventano un aiuto ai Paesi in via di sviluppo”
Inoltre il rapporto ci informa che le attività umane hanno modificato circa il 35% della superficie della terra per far posto a pascoli e colture. Anche la pesca ha alterato definitivamente gli ecosistemi degli oceani sino a ridurre al 10% alcune tra le specie di pesce più richieste dal mercato. E, tra gli altri, un dato che suona davvero allaramente: durante la propria esistenza ogni individuo del mondo industrializzato genera rifiuti pari a 600 volte il proprio peso, tra cui ben il 12% è costituito da plastica.
Mentre nel mondo dell’agro-alimentare, le coltivazioni biologiche sono in gran crescita (tra il 2000 e il 2007, si é passati da 7,5 milioni di ettari a 30,5 coltivati) abbiamo assistito ad un incremento, sia pur molto criticato, nel settore degli alimenti transgenici. In dieci anni sono aumentate di 60 volte le superfici ad essi dedicate: nel 2006 oltrepassavano addrittura i cento milioni di ettari. Con la biogenetica si é data vita a prodotti che assimilano meno acqua e resistono di più a malattie e parassiti. Però sono stati denunciati danni non presvisti per la salute umana come problemi allergici e inoltre l’uso degli Omg riduce la biodiversità a causa della tendenza a sviluppare monocolture.
Poi persiste il grave problema dell’acqua: da una parte 1/2 miliardi di persone devono lottare per procurarsi i 20-50 litri per bere, mangiare e lavarsi. dall’altra la ricerca sta mettendo un grande impegno per tagliare i costi di desalinizzazione dell’acqua marina. Insomma, secondo National Geographic, anche per la terra così disasatrata le soluzioni esisterebbero: investimenti, sviluppo tecnologico e ricerca. (fonte National Geographic)