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Re Rebaudengo: Elettricità Futura, baricentro della transizione energetica

Il Presidente di EF ci consegna un’approfondita analisi sullo stato dell’arte della transizione energetica italiana, sul ruolo basilare che sta giocando la sua associazione e, specialmente, traccia gli scenari futuri alla luce delle recenti conclusioni della COP 28.

Elettricità Futura
Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura

di Mauro Spagnolo

(Rinnovabili.it) – La Cop28 si è conclusa con un accordo storico, raggiunto nelle prime 24 ore del vertice: l’ok al fondo a compensazione per le perdite e i danni, l’impegno globale di triplicare la capacità installata di rinnovabili entro il 2030 e dal più controverso, ed annacquato, abbandono graduale dei combustibili fossili. 

Presidente Re Rebaudengo, quali sono state le aspettative di Elettricità Futura per questa COP? Sono state rispettate?

Ci sono voluti 30 anni di negoziati climatici per veder nero su bianco le parole “combustibili fossili” in un accordo finale, anche solo per questo COP 28 passerà certamente alla storia. A mio avviso, è importante che l’accordo della COP 28 abbia anche specificato che è nei prossimi dieci anni che bisogna accelerare la fuoriuscita dai fossili. 

La transizione non è un’opzione, è l’unico percorso possibile. Questo decennio è davvero quello decisivo, e dopo averlo incluso nell’accordo adesso è necessaria una decisa implementazione delle tecnologie energetiche per la decarbonizzazione già mature e competitive, perché dobbiamo arrivare al target tenendo presente le necessità di sostenibilità sociale ed economica e di sviluppo industriale. 

La decarbonizzazione è imprescindibile, si tratta di una corsa per la sopravvivenza che non lascia spazio a incertezze. È un’intesa importante anche quella raggiunta da oltre 100 Paesi, tra cui l’Italia, alla COP 28 che prevede di triplicare la potenza rinnovabile installata al 2030 rispetto ad oggi. Adesso più che mai c’è bisogno della massima attenzione sul monitoraggio dei progressi per raggiungere gli obiettivi. 

Nella mia Relazione condivisa in apertura dell’Assemblea Pubblica Elettricità Futura dello scorso 16 novembre, ho spiegato che per raggiungere il target climatico 1,5 °C è necessario triplicare la capacità rinnovabile installata nel mondo entro il 2030.

Ho mostrato i dati di IRENA, secondo cui è tecnicamente fattibile ed economicamente sostenibile passare dagli attuali 300 GW/anno di nuove rinnovabili nel mondo a 1.000 GW/anno entro il 2030. L’Italia nel 2022 ha risparmiato 25 miliardi grazie alle rinnovabili, che attualmente rappresentano ancora soltanto il 43% dell’elettricità. Portare le rinnovabili all’84% del mix elettrico, come prevede l’obiettivo del Piano elettrico 2030 elaborato da Elettricità Futura, significa davvero aumentare la sicurezza energetica e rafforzare l’economia nazionale.

Un recente rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) calcola che le imprese energetiche con core business nelle fossili investono appena 2,5 dollari ogni 100 in energie pulite. Ma a livello globale, calcola sempre l’IEA, per ogni dollaro investito in fossili ne vengono investiti 1,7 in rinnovabili. Un volume di investimenti che, sebbene importante, non è ancora sufficiente per raggiungere gli obiettivi della transizione e rispettare l’Accordo di Parigi. 

In questo contesto, secondo EF quale deve essere il ruolo delle compagnie energetiche?

Rispetto ad altri settori, le imprese dell’energia hanno certamente il ruolo più strategico per la decarbonizzazione a livello mondiale, essendo l’energia tra i principali responsabili delle emissioni clima alteranti e anche un fattore abilitante per praticamente tutte le attività economiche (e umane). Fatta questa premessa, non va dimenticato che si tratta di imprese, e in quanto tali devono adottare prospettive di sviluppo lungimiranti che consentano di crescere e mantenere solidi equilibri finanziari.

Non c’è alcun dubbio che stiamo andando incontro ad un futuro pienamente decarbonizzato. È un cambiamento di portata epocale, e abbiamo poco tempo per realizzare la necessaria rivoluzione industriale. A fronte di queste due certezze, le imprese energetiche sanno cosa fare ed entro quando va fatto. 

È possibile riconvertire i processi produttivi indirizzando i nuovi investimenti verso tecnologie energetiche sostenibili già adesso competitive, e fare ricerca e sviluppo per posizionarsi nelle innovazioni tecnologiche che saranno pronte all’industrializzazione tra dieci anni. Gli investimenti energetici hanno già da anni, globalmente, intrapreso la virata verso la decarbonizzazione. Nel mondo oltre l’80% di nuova potenza elettrica realizzata nel 2022 è stata rinnovabile (300 GW su 360 GW), perché le rinnovabili riducono i costi e assicurano le forniture.

Alla COP 28, oltre 50 grandi imprese del settore Oil & Gas hanno sottoscritto l’accordo per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, ritenendolo fattibile.  Anche ENI l’ha sottoscritto, e probabilmente potrebbe arrivare anche al 2035 ad azzerare le emissioni prodotte dallo sviluppo dei processi industriali, considerando che nel 2026 arriverà a dedicare il 30% degli investimenti complessivi alle attività zero e low carbon.

Il settore elettrico italiano ha già un buon posizionamento nell’innovazione tecnologica sostenibile, è un’eccellenza a livello mondiale. 

Il Piano elettrico 2030 di Elettricità Futura già prevede investimenti per 320 miliardi per sostanzialmente triplicare il parco rinnovabili installato in Italia al 2030 che dovrà arrivare a quasi 150 GW, così da raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione del REPowerEU confermato dagli Accordi di COP 28.

La priorità è far crescere la filiera delle tecnologie elettriche rinnovabili e smart nazionale, che attualmente con oltre 12 miliardi di euro di fatturato conta oltre 800 imprese. I benefici socio-economici per l’Italia derivanti dallo sviluppo di questo settore potrebbero equivalere fino al 2% del PIL annuo da qui al 2030.

Il Governo Meloni ha basato sull’approvvigionamento di gas fossile gran parte della strategia per garantire la sicurezza energetica del Paese post guerra in Ucraina. Come valuta questo orientamento dell’esecutivo? Investire nel gas sottrae risorse alle rinnovabili o è compatibile con lo sviluppo dell’energia pulita ai ritmi fissati con il nuovo PNIEC?

Con l’aggressione della Russia all’Ucraina, il Governo italiano si è trovato a dover fronteggiare un’emergenza energetica, dovendo mettere in sicurezza un Paese come l’Italia che scotta decenni di politiche energetiche che hanno aumentato la nostra dipendenza dall’estero. Non potendo più importare gas dalla Russia, allora principale fornitore dell’Italia, si è cercato di spostare le importazioni facendo accordi con altri Paesi. Probabilmente, in quel frangente, appariva come una via obbligata, essendo il nostro un Paese povero di gas.

Oggi, la priorità per la politica energetica dell’Italia è accelerare le leve in grado di aumentare l’indipendenza e la sicurezza, anche economica. Non è solo un problema di chi ci vende il gas, la volatilità dei prezzi è una caratteristica strutturale dei combustibili fossili, e il nostro Paese è tra i più esposti a questo rischio perché importiamo gas per il 96%. Le fluttuazioni del prezzo del gas si trasferiscono rapidamente sui prezzi dell’energia elettrica perché oggi in Italia solo il 43% dell’elettricità viene prodotta con le rinnovabili.

Se a questo fattore aggiungiamo gli impegni di decarbonizzazione sottoscritti dall’Italia (il cui rispetto è condizione per ottenere le risorse del PNRR e per non doverle restituire!), e la maggiore competitività economica delle rinnovabili, le uniche energie di cui l’Italia dispone in abbondanza, è lampante che la soluzione ottimale sia accelerare la transizione energetica.

Il Governo, nel recente Dl Sicurezza energetica, riconoscendo la competitività di costo delle rinnovabili ha avviato una norma per favorire la diffusione di impianti solari ed eolici a beneficio delle imprese che hanno un forte consumo di energia elettrica, affinché possano averla a costi competitivi. In molte recenti occasioni mediatiche mi è stata posta la questione: importare tecnologie per la transizione, pannelli fotovoltaici ad esempio, non rischia di spostare la dipendenza dal gas russo alle tecnologie cinesi?

Faccio una premessa: da tempo Elettricità Futura lavora su tanti fronti per rafforzare la capacità produttiva di tecnologie per la transizione energetica, sviluppando la filiera industriale nazionale che è già un’eccellenza per l’elevata qualità e il livello di innovazione delle linee di produzione.  

Il Piano elettrico 2030 elaborato da Elettricità Futura prevede che raggiungendo il target dell’84% di rinnovabili nel mix elettrico al 2030, le imprese della transizione energetica saranno capaci di creare in Italia 360 miliardi di benefici economici e oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro. Se ancora per qualche anno si renderà necessario importare tecnologie fotovoltaiche, è e sarà sempre più conveniente rispetto a importare combustibili fossili, e non solo da un punto di vista climatico, ma anche economico.

Secondo i dati dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, a parità di budget investito, gli impianti fotovoltaici ci danno anche oltre 3 volte più energia elettrica rispetto al gas. Peraltro, questo calcolo considera tutti i costi per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico, mentre per il gas tiene conto soltanto del costo della materia prima.

Il DL Energia ha proposto l’istituzione di un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale allo scopo di incentivare le regioni e le province autonome ad ospitare impianti a fonti rinnovabili. I produttori di energia a fonte rinnovabile, proprietari di impianti di potenza superiore a 20 kW, dovranno versare nel fondo un contributo di 10 €/kW per tre anni a partire dal 1° gennaio 2024. 

Come valuta questa misura e l’operato del governo sugli altri provvedimenti in preparazione per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia (Aree Idonee, FER X, l’idea di un testo unico sulle rinnovabili)?

Elettricità Futura sta interloquendo con il MASE e il GSE per comprendere come sarà gestito il fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale e se queste risorse versate dalle imprese possano effettivamente trasformarsi in un incentivo per le Regioni e le Provincie ad ospitare i nuovi progetti rinnovabili.

Certamente questa misura rappresenta un ulteriore aggravio economico per le imprese, già messe in difficoltà da una serie di fattori: sono aumentate le spese per la logistica, è salito il costo delle materie prime, il costo del denaro è triplicato. In aggiunta, a far lievitare i costi concorrono anche le lungaggini autorizzative.

A fronte di questo quadro, lo scotto di un ulteriore contributo pagato dalle imprese dovrebbe essere legato, come la ratio della previsione sembrerebbe suggerire, ad un efficientamento dei procedimenti autorizzativi a partire dal rispetto da parte delle Regioni delle tempistiche fissate per la conclusione dei medesimi, unica garanzia questa per poter costruire gli impianti che servono al Paese per aumentare la sicurezza e l’indipendenza nazionale.

La bozza di Decreto aree idonee prevede il target di 80 GW di rinnovabili entro il 2030, il che è un aspetto positivo. Ci sono ancora alcuni correttivi da apportare alla bozza di Decreto affinché riesca davvero ad accelerare la realizzazione dei nuovi impianti e si eviti la possibilità (concreta) che al contrario possa ostacolarli, mettendo a rischio l’obiettivo stesso che il Decreto indica.

Per il FER X, Elettricità Futura ha trasmesso le proprie osservazioni al MASE in relazione alla Consultazione sulla regolamentazione della promozione degli impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato. E’ un bene che il MASE abbia accolto la nostra proposta di adeguare le tariffe delle aste all’inflazione, un passo necessario perché sono aumentate le spese per la logistica, è salito il costo delle materie prime, il costo del denaro è triplicato, e ad aggravare la situazione ci sono pure le lungaggini autorizzative. Tra le diverse proposte avanzate, Elettricità Futura ha anche segnalato la necessità che la versione finale del Decreto FER X assicuri più procedure annuali, attualmente il testo ne prevede solo una. 

Abbiamo chiesto di evitare ogni forma di penalizzazione per gli interventi di repowering e di prevedere tempistiche più ampie di entrata in esercizio degli impianti, in particolare per il fotovoltaico.

Da tempo Elettricità Futura sostiene l’importanza di introdurre un Testo Unico del quadro normativo dei progetti della transizione energetica. Il Governo ha avviato diverse misure di semplificazione della burocrazia, azioni positive ma frammentate che finiscono per non ottenere un sufficiente risultato, perché creano incertezza sia nei funzionari pubblici che devono applicare quelle regole sia nelle imprese che devono scegliere l’iter autorizzativo da seguire.

Il Testo Unico, la cui introduzione è prevista anche nell’aggiornamento del PNRR e nella bozza del nuovo PNIEC, serve quindi non solo per ordinare e rendere organiche le numerose semplificazioni avviate, ma proprio per permetterne l’applicazione concreta. Tuttavia, attendiamo di conoscere le modalità concrete che gli daranno vita. Ci sono anche altri tasselli da mettere a posto.

Quali?

Uno riguarda le bioenergie, al più presto bisogna sistemare il quadro normativo e trovare una soluzione all’assegnazione di un’integrazione ai ricavi. Attualmente questo settore delle rinnovabili è veramente in difficoltà per l’aumento dei costi della materia prima, l’incertezza delle prospettive future degli impianti, i programmi di massimizzazione che esauriscono i propri effetti, i minimi garantiti ancora da attuare e i vincoli imposti dalla RED III.

Preoccupa la misura del DDl Bilancio 2024 che prevede la tassazione dei proventi derivanti dalla cessione del diritto di superficie dei terreni agricoli destinati ad ospitare impianti rinnovabili perché provocherà un aumento del prezzo dell’energia elettrica

Un altro problema molto sentito dai nostri operatori è la saturazione virtuale della rete di trasmissione, e andrebbe risolto il prima possibile. Già l’ammontare delle richieste di connessione pervenute a Terna, arrivate a 315 GW, dimostra che il problema c’è. Bisogna trovare nuovi criteri di connessione alla rete affinché i progetti con basi solide dal punto di vista tecnico e finanziario possano avere certezza di realizzazione. 

Sono confidente sulle proposte indicate da Terna, che coincidono in larga parte con le richieste di Elettricità Futura tra cui migliorare il sistema di gestione delle connessioni, aumentare il corrispettivo, semplificare la disciplina di decadenza e rafforzare l’interazione tra il Gestore di rete, le Regioni e i Comuni.

Di recente, la Commissione VIA-VAS ha fatto notare che bisognerebbe dare la maggior priorità autorizzativa ai progetti con connessione accettata e confermata, perché attualmente dopo aver ottenuto la VIA, i progetti restano sulla carta anche per la saturazione della rete. Il tema delle connessioni potrebbe essere risolto anche con una maggiore integrazione tra le procedure VIA e le piattaforme informative di Terna. Insomma, vista così la transizione potrebbe sembrare un puzzle impossibile, ma non lo è!

EF ha elaborato tre scenari con configurazioni diverse tra fotovoltaico rooftop e a terra, ricavandone che i costi più bassi per MWh si ottengono con una quota sostanziale o totale di pv a terra. Una prospettiva che agita il timore di consumo eccessivo di suolo, condiviso anche da molti enti locali. È un timore infondato? 

Allo stato attuale, è pensabile puntare in modo massiccio sull’agrivoltaico? E, se sì, quale tipologia: quello base, l’agripv avanzato, o un mix dei due?

Elettricità Futura ha elaborato il Piano elettrico 2030 progettando un percorso in grado di massimizzare i benefici per il sistema Paese, mirando sia a decarbonizzare il settore elettrico in coerenza con il target REPowerEU, sia ad abbassare i costi dell’energia, pur prevedendo comunque la crescita della piccola generazione distribuita. L’obiettivo del Piano elettrico 2030 è arrivare all’84% di quota rinnovabile nel mix elettrico, rispetto all’attuale 43%.

Si può arrivare all’obiettivo attraverso più strade, abbiamo comparato tre scenari.

In uno scenario 100% di fotovoltaico sui tetti un MWh costa 180 €. Nello scenario del Piano elettrico 2030 che prevede 30% sui tetti e 70% a terra, si ha un costo di generazione di 110 €/MWh. In un terzo scenario, 100% fotovoltaico a terra, generare 1 MWh costa 80 €. Quindi, gli impianti fotovoltaici sui tetti hanno un costo di generazione dell’energia più che doppio di quello degli impianti a terra. Lo scenario del Piano 2030 consente oltre 20 miliardi di risparmi sulla generazione (2024-2030) rispetto al 100% sui tetti.

È un falso problema quello del consumo di suolo, basta lo 0,2% del territorio per raggiungere l’obiettivo del Piano elettrico 2030.

Ai decisori locali e ai cittadini che nutrono timori per il territorio rispetto alla diffusione del fotovoltaico, va spiegato che gli impianti fotovoltaici non implicano impermeabilizzazione del suolo e/o coperture artificiali permanenti (a differenza del cemento degli edifici e dell’asfalto delle strade). È bene anche che si comprenda, una volta per tutte, che la superficie utilizzata dal fotovoltaico torna al suo utilizzo precedente terminata la vita utile dell’impianto: le imprese hanno l’obbligo di riportare le aree alle condizioni iniziali. Piuttosto che preoccuparsi per timori infondati, sarebbe davvero più opportuno occuparsi invece delle reali urgenze dei territori. 

Secondo il recente Rapporto Territori 2023 realizzato da ASviS, quasi tutte le Regioni hanno cattive performance rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, e il Rapporto raccomanda di intervenire con urgenza per ridurre i danni dovuti al cambiamento climatico, utilizzando l’Agenda 2030 come quadro di riferimento comune per tutte le politiche pubbliche.

L’agrivoltaico, secondo Elettricità Futura, è una soluzione che valorizza la sinergia tra la produzione energetica ed agricola. Le regole sull’agrivoltaico sono ancora frammentate e a volte poco coerenti, appaiono in numerose disposizioni emanate da diversi livelli di governance (leggi nazionali e regionali, alcune già pubblicate altre in corso di emanazione) e in normative tecniche (GSE, CEI, UNI). Queste varie disposizioni non sono sempre coordinate tra loro e pongono diversi dubbi di natura interpretativa, causando ritardi negli iter autorizzativi il cui esito, troppo spesso, dipende dall’orientamento dall’Ente chiamato ad esprimersi.

Per superare queste criticità e sviluppare efficacemente l’agrivoltaico, riteniamo sia indispensabile considerare alcuni aspetti. 

Occorre promuovere il ruolo degli operatori energetici nello sviluppo e nella gestione dei sistemi agrivoltaici, due attività che richiedono un elevato know-how tecnico inerente sia alla tecnologia e alla progettazione impiantistica, sia alla produzione e gestione dell’energia elettrica. Inoltre, gli operatori energetici hanno la capacità economico-finanziaria necessaria ad avviare gli importanti investimenti che richiede l’agrivoltaico, una tecnologia capital intensive.

Infine, un ulteriore aspetto di grande rilievo è quello dei criteri per qualificare gli impianti agrivoltaici: la sua attuale regolazione dovrebbe tenere conto anche del carattere sperimentale della tecnologia richiamando parametri chiari, flessibili e non predeterminati rigidamente. 

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About Author / Mauro Spagnolo

Giornalista e comunicatore scientifico, si occupa da oltre trenta anni di sostenibilità energetica ed ambientale. È cofondatore della testata e suo direttore responsabile. È stato docente di “Impianti e compatibilità ambientale” presso la facoltà di architettura Università La Sapienza, responsabile scientifico del Corso di Alta formazione in “Efficienza energetica negli edifici” presso il Dipartimento di meccanica ed aeronautica della facoltà di Ingegneria Università La Sapienza oltre che docente in decine di Master universitari. Autore di vari libri, editoriali ed articoli tecnici, è tra gli esperti energetici della RAI per la quale fornisce contenuti e partecipazioni in diverse produzioni televisive e radiofoniche.


Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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