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Raffreddamento passivo: 5 soluzioni per dire addio all’aria condizionata

Dai tetti bianchi all'importanza della biodiversità: cinque città che hanno saputo implementare i sistemi di raffreddamento passivo migliorando allo stesso tempo la qualità della vita

Raffreddamento passivo
Torrente Cheonggyecheon a Seoul – credits foto: Carlos Felipe Pardo su Flickr.comCC BY 2.0 DEED

Secondo l’UNEP la popolazione urbana esposta all’innalzamento delle termperature globali aumenterà dell’800% entro il 2050

(Rinnovabili.it) – A meno che l’umanità non riduca drasticamente le proprie emissioni di gas serra, entro il 2050 quasi 1.000 città in tutto il globo sperimenteranno temperature estive medie oltre i 35°C. Queste condizioni porteranno ad un aumento esponenziale dei consumi dovuti alla climatizzazione ecco perché bisogna agire ora, imparando a massimizzare anche i sistemi di raffreddamento passivo. Secondo il Global Cooling Watch Report 2023: Keeping it chill, pubblicato in questi giorni ai margini della Conferenza sul Clima COP28, a subire i danni maggiori sarà ovviamente la popolazione. Il triplicarsi delle alte temperature renderà le città vulnerabili, mettendo a rischio sempre un maggior numero di persone. Secondo le stime la popolazione urbana a rischio aumenterà dell’800% raggiungendo gli 1,6 mld entro la metà del secolo.

Lo scorso anno, l’UNEP ha lanciato la Nature for Cool Cities Challenge, una rete globale che collega oltre 80 partner con l’obiettivo di guidare le città verso sistemi di raffrescamento passivo più efficienti e rispettosi del clima. Ma quali sono le alternative all’aria condizionata che possono aiutarci a ridurre le temperature interne degli edifici, agendo contemporaneamente sull’effetto isola di calore? Ecco 5 strategie chiave adottate in Paesi sottoposti ad alte temperature.

Tecniche tradizionali alla moda, Birkina Faso

Mescolando le sapienti tecniche antiche ed i nuovi sistemi costruttivi, si possono raggiungere traguardi di raffreddamento passivo davvero notevoli. Ne è una prova la scuola secondaria Schorge nella città di Koudougou, in Burkina Faso, progettata dallo studio di architettura Kéré Architecture. Per la sua costruzioni, il vincitore del Premio Pritzker 2022 per l’Architettura, ha mescolato tecniche costruttive tradizionali e nuovi materiali. La scuola è composta da nove moduli disposti attorno ad un cortile centrale che protegge, tale spazio, dal vento e dalla polvere. Ogni modulo è costruito con laterite di provenienza locale, tagliata a forma di mattoni e lasciata essiccare al sole. Questi mattoni assorbono il calore durante il giorno e lo irradiano la notte.

Una facciata secondaria di legno di eucalipto avvolge le aule, creando una superficie penetrabile alla vista ma ombreggiata al punto da aumentare il raffreddamento passivo interno alle aule, durante le torride temperature diurne. Considerando che entro il 2040 il patrimonio edilizio africano aumenterà del 70% per nuove costruzioni, l’introduzione sin da ora di tecniche di risparmio energetico alternative è di cruciale importanza per l’intero benessere globale.

Tetti bianchi salva vita, India

Dopo l’incredibile ondata di calore del 2010, la città indiana di Ahmedabad ha predisposto un piano per contenere le temperature durante i mesi che precedono la stagione delle piogge. La strategia messa in atto ha fatto dipingere i tetti di oltre 7.000 abitazioni di colore bianco, tanto è bastato a ridurre drasticamente le temperature interne grazie alla rifrazione solare. Inoltre la città ha piantumato alberi e fornito acqua potabile gratuita ala popolazione salvando, si stima, la vita di oltre 1.100 persone l’anno. Sui successi del raffreddamento passivo adottati da Ahmedabad, molte altre città indiane hanno utilizzato le stesse tecniche.

Ombreggiatura e isolamento per combattere il caldo, Maldive

Le isola Maldive si trovano al vertice tra i paesi più a rischio climatico. L’innalzamento dei mari e l’aumento delle temperature stanno giocando un ruolo drammatico per molti villaggi delle isole. Per intervenire con soluzioni concrete, il Ministro dell’Ambiente con il supporto dell’UNEP, ha elaborato un sistema costruttivo che riduce il calore senza aumentare le emissioni. Il fulcro del progetto e le best practice sono state messe in pratica nell’edificio dei servizi meteorologici delle Maldive costruito nella città di Addu. Basata sulle linee guida dell’UNEP, la struttura enfatizza le misure di raffreddamento passivo, utilizzando l’ombreggiatura, l’isolamento e il suo orientamento per mantenere basse le temperature.

Standard edilizi migliori contro il caldo, Cambogia

In Cambogia, la domanda di raffreddamento degli edifici è destinata a raddoppiare tra il 2020 e il 2040. L’UNEP e la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia e il Pacifico (UN ESCAP) stanno lavorando con due promotori immobiliari per contrastare questa drammatica tendenza.

I partner del progetto stanno testando l’efficacia delle misure di raffreddamento passivo, come isolamento, ombreggiatura e la progettazione del tetto, per arrivare a definire un modello costruttivo che integri con successo le strategie passive nei regolamenti edilizi nazionali e negli standard di pianificazione urbana. Una volta adottate a livello nazionale la domanda di energia per il raffreddamento diminuirebbe drasticamente, migliorando al contempo la qualità della vita dei residenti.

Riportare in superficie il torrente per abbattere l’isola di calore, Repubblica di Corea

Fino al 2005 la città di Seoul era letteralmente divisa in due da una vera e propria autostrada urbana da ben 10 corsie. Forse non tutti sanno però che, questa eccessiva infrastruttura viaria, nascondeva al di sotto ben 11 km del torrente Cheonggyecheon. Circa 20 anni fa, il governo locale decise di smantellare l’autostrada riportando alla luce le acque del torrente. Questo intervento permise di abbattere l’effetto isola di calore, rendendo le temperature lungo le sponde del fiume più fresche dai 3,3°C ai 5,9°C rispetto alle vie parallele più interne di pochi isolati. Il progetto dimostra ancora una volta, i molteplici benefici che otterremmo se riportassimo la natura all’interno delle nostre città.

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About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili.it scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.