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Bio-greggio, l’alternativa al petrolio che viene dalla carta

Csiro e Monash University hanno messo a punto un trattamento chimico in grado di trasformare residui vegetali in un carburante stabile. Pratico ed economico, ha il vantaggio di poter essere prodotto sul posto, in depositi di raccolta differenziata della carta o in segherie, e quindi trasportato in raffineria

Un “bio-petrolio” stabile da poter usare come valida alternativa ai tradizionali carburanti fossili e prodotto a partire da rifiuti come carta e residui vegetali. Stiamo parlando di “Bio-rude”, letteralmente bio-greggio, il combustibile messo a punto dall’ente di ricerca australiano Csiro e dall’università Monash di Melbourne. “Apportando alcune modifiche al processo chimico, siamo stati in grado di creare un bio-greggio concentrato, molto più stabile di quello raggiunto in altre parti del mondo”, spiega il dottor Steven Loffler della sezione bioscienze forestali del Csiro. Il processo utilizza rifiuti a basso valore come scarti forestali, residui vegetali e rifiuti cartacei, che sono attualmente bruciati o accumulati in discarica. Il trattamento, messo a punto nell’arco di 18 mesi, potrà ridurre in misura massiccia volumi dei rifiuti diretti ai siti di raccolta, aiutando contemporaneamente l’industria dei biofuels a superare il dibattito che circonda i biocarburanti derivati da cereali, mais e zucchero. Il vantaggio della nuova procedura sta nella realizzazione di un bio-greggio stabile abbastanza da essere trasportato e immagazzinato, al contrario di quello finora prodotto da rifiuti, che si disintegrava rapidamente, divenendo inutilizzabile. Il progetto fa parte del impegno di Csiro per la fornitura di energia pulita e la riduzione delle emissioni di gas serra, attraverso il miglioramento delle tecnologie di conversione della biomassa. Un ottimo metodo dunque per produrre biocarburante in aree locali e in maniera economica e funzionale, evitando gli alti costi e le emissioni inquinanti dovute al trasporto di rifiuti organici su lunghe distanze.