Rinnovabili • Danni Della Plastica Per La Salute

Creato il primo database globale sui danni della plastica per la salute

La Minderoo Foundation ha raccolto in uno spazio open access gli studi sui danni della plastica per la salute dagli anni ‘60 ad oggi

Danni Della Plastica Per La Salute
Via depositphotos.com

Dalla revisione emergono enormi lacune nella ricerca sui danni della plastica per la salute

(Rinnovabili.it) – La ricerca globale sui danni della plastica per la salute è così scarsa da lasciare “esterrefatti”. Questa almeno è l’espressione utilizzata dalla Minderoo Foundation, che ha svolto una revisione della letteratura scientifica sul tema dagli anni Sessanta ad oggi.

Gli esperti di chimica, dati e salute della fondazione australiana hanno esaminato più di 100 mila singoli articoli scientifici provenienti da diverse riviste scientifiche per sviluppare uno strumento online interattivo e open access: la Plastic Health Map

Il team ha scoperto prove crescenti dei danni della plastica per la salute, ma anche gravi lacune nella ricerca. Marcus Gover, direttore della fondazione, ha dichiarato: “I ricercatori raccomandano un approccio precauzionale alla regolamentazione delle sostanze chimiche”, con un monitoraggio sanitario continuo di quelle utilizzate nelle plastiche nuove e in quelle esistenti, “per garantire la protezione della salute umana”. 

La Plastic Health Map si concentra sui composti a cui i consumatori sono comunemente esposti: polimeri, additivi chimici che agiscono come plastificanti e ritardanti di fiamma, bisfenoli e PFAS. Gli utenti possono filtrare la letteratura scientifica disponibile per tipo di esposizione alle sostanze chimiche, paese ed effetti sulla salute umana.

Gli studi raccolti e sistematizzati indicano che siamo esposti a composti spesso non regolamentati tramite inalazione, ingestione e contatto con la pelle. Una delle cose più orrificanti è che i bambini si trovano esposti prima della nascita, ad esempio attraverso la placenta, e dopo la nascita attraverso il latte materno.

Louise Goodes, responsabile del progetto, ne ha descritto la genesi. “Abbiamo identificato un’urgente necessità di mappare sistematicamente la ricerca esistente”, ha detto. Il motivo è che c’è una “enorme quantità di materiali plastici attualmente in uso”, e molto spesso si sa poco dei loro effetti. “Non siamo stati in grado di determinare se molte delle sostanze chimiche in uso a livello globale nella plastica fossero state effettivamente misurate negli esseri umani, né se fossero stati valutati i possibili impatti sulla salute”.

Per questo, la fondazione sostiene la necessità di approvare al più presto un trattato globale sulla plastica che limiti la produzione e la metta in sicurezza. Inoltre, occorre un “biomonitoraggio continuo dei livelli di sostanze chimiche negli esseri umani e degli effetti sulla salute durante tutta la vita degli individui”.

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