Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale europea il provvedimento che stabilisce il quadro comune di misure per promuovere l'efficienza energetica nell'Unione. Nuovi target annuali per il risparmio energetico e obbligo di monitoraggio per le prestazioni energetiche dei data center
“L’efficienza energetica al primo posto”
(Rinnovabili.it) – La nuova Direttiva sull’Efficienza Energetica 2023/1791 è approdata oggi nella Gazzetta Ufficiale europea. Il provvedimento, parte del pacchetto Fit for 55 presentato a luglio 2021 dalla Commissione europea, mette mano all’impianto normativo comunitario per rendere l’efficienza energetica una priorità in tutti i settori. Quelli energetici e quelli non. Non a caso lo slogan “Energy Efficiency First” è il principio su cui fanno perno tutti e 40 gli articoli dell’atto.
Il provvedimento entrerà in vigore ufficialmente tra venti giorni e toccherà poi agli Stati membri recepirlo nei rispettivi ordinamenti nazionali. Ecco perché è importante ricapitolare le novità contenute rispetto alle precedenti direttive sul tema, la 2018/2002/UE e la 2012/27/UE.
Direttiva efficienza energetica 2023, un target comunitario vincolante
Innanzitutto la Direttiva Efficienza energetica 2023 stabilisce un obiettivo comunitario giuridicamente vincolante per ridurre il consumo energetico finale dell’UE dell’11,7% entro il 2030, rispetto allo scenario di riferimento del 2020. Detto in altri termini il Blocco dovrà garantire che il consumo di energia finale non superi complessivamente i 763 Mtep. Per ottenere ciò ciascuno Paese ha l’obbligo di fissare il proprio contributo nazionale. Un impegno tuttavia indicativo e legato ai criteri oggettivi che riflettono le circostanze nazionali (es. condizioni climatiche attuali, evoluzione del PIL, sviluppo delle rinnovabili, ecc.). Tuttavia, se gli sforzi nazionali non dovessero bastare per raggiungere l’obiettivo dell’UE, la Commissione applicherà un meccanismo correttivo al contributo.
Il provvedimento definisce anche i nuovi target di risparmio energetico annuale che i Paesi dovranno realizzare cumulativamente. Tali obiettivi sono:
- dal 1o gennaio 2021 al 31 dicembre 2023, allo 0,8% del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1o gennaio 2019;
- dal 1o gennaio 2024 al 31 dicembre 2025, all’1,3% del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1° gennaio 2019;
- dal 1o gennaio 2026 al 31 dicembre 2027, all’1,5% del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1o gennaio 2019;
- dal 1o gennaio 2028 al 31 dicembre 2030, all’1,9% del consumo annuo medio di energia finale realizzato nel triennio precedente il 1o gennaio 2019.
I target della PA e gli obblighi per i data center
Rimangono in ogni caso alcuni obblighi a livello nazionale. Gli Stati membri dovranno ad esempio provvedere che il consumo complessivo di energia finale degli enti pubblici nel loro insieme sia ridotto almeno dell’1,9% l’anno rispetto al 2021. Ma, volendo, potranno escludere trasporti pubblici e forze armate. Inoltre dovranno estendere a tutti i livelli della pubblica amministrazione l’obbligo di ristrutturazione edilizia del 3% annuo e introdurre un approccio diverso, basato sul consumo energetico, affinché le aziende dispongano di un sistema di gestione dell’energia o effettuino audit energetici.
Una delle grandi novità della Direttiva Efficienza Energetica 2023 consiste nell’aver introdotto per la prima volta degli obblighi per i data center. Il provvedimento prevede che entro il 15 maggio 2024 e successivamente con cadenza annuale, gli Stati membri impongono ai titolari e ai gestori di centri dati sul loro territorio con una domanda di potenza installata pari ad almeno 500 kW di rendere pubbliche alcune informazioni tra cui il consumo di energia, l’utilizzo della potenza, i valori di impostazione della temperatura e l’uso di calore di scarto, acqua ed energia rinnovabile. Un database a livello UE raccoglierà e pubblicherà tali dati.
Attenzione alla povertà energetica
Le nuove norme obbligano anche gli Stati membri a dare priorità ai clienti vulnerabili o in povertà energetica e all’edilizia sociale nell’ambito delle loro misure di risparmio energetico. E ancora: in ogni PNIEC nazionale, i paesi dovranno presentare alla Commissione una valutazione globale del potenziale di riscaldamento e raffrescamento, identificando anche gli impianti che producono calore o freddo di scarto . Sempre in tema riscaldamento, sono impostati criteri precisi per la definizione di sistemi efficienti: fino al 31 dicembre 2027, un sistema che usa per almeno il 50% energia rinnovabile, il 50% calore di scarto, il 75% calore cogenerato o il 50% una combinazione di tale energia e calore. Le percentuali aumentano progressivamente fino ad arrivare dal 1o gennaio 2045, ad almeno il 75% energia rinnovabile, il 75% calore di scarto o il 75% energia rinnovabile e calore di scarto.