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Onu: contro il “Climate Change” ci vuole anche il settore privato

Un invito affinché il mondo industriale venga incoraggiato ad aiutare i paesi in via di sviluppo a combattere i cambiamenti climatici ora, prima che diventino troppo gravi da contrastare

“No way to fix climate without private sector”, ovvero non c’è modo di fermare i cambiamenti climatici senza il settore privato. A sostenerlo è il capo del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, Kemal Dervis, durante una lezione sul “Climate Change”. Dervis ha esplicitato la convinzione che, mentre gli aiuti pubblici dovrebbero essere usati per la protezione dalle potenziali catastrofi, spetterebbe proprio al mondo imprenditoriale aiutare a finanziare soluzioni a lungo termine. “I costi condivisi di mitigazione (dei cambiamenti climatici) dovranno passare attraverso i meccanismi di mercato e bisognerà coinvolgere fortemente il settore privato – ha spiegato – Se non ci sarà mitigazione, allora l’impatto sui paesi in via di sviluppo tra venti o trent’anni sarà ancora più duro e i bisogni di adattamento, la resistenza al clima, la costruzione di dighe contro le inondazioni, il cambiamento dei raccolti… saranno enormi e impossibili da gestire”. Paesi in via di sviluppo come India e Cina stanno già mettendo in pratica misure di riduzione delle loro emissioni di gas a effetto serra (con l’obiettivo primario di risparmiare energia), ma si richiede l’aiuto tecnologico e finanziario di Europa, Giappone e Stati Uniti, per proseguire su questa strada. Proprio per questo Dervis ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento del settore privato degli stessi paesi in via di sviluppo, supportato ovviamente da un meccanismo di finanziamento internazionale.

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