Uno studio pubblicato su Nature Climate Change rivela che certi tipi di suoli artici assorbono più CH4 di quanto si pensasse. Il progredire della crisi climatica ne potrebbe incrementare l’efficacia
La regione artica potrebbe rilasciare 14-175 GtCO2e per ogni 1°C di aumento della temperatura
(Rinnovabili.it) – L’Artico è spesso considerato una “bomba a orologeria” per le emissioni di metano. Lo scioglimento del permafrost a causa dell’aumento delle temperature è il fattore critico che porterà a un rilascio accelerato di CH4 e di altri gas serra. Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, per ogni aumento di 1°C della temperatura globale l’Artico potrebbe rilasciare tra le 14 e le 175 GtCO2e. Per avere un termine di paragone, oggi le emissioni antropiche in tutto il mondo sono circa 50 GtCO2e l’anno. Stime, queste, che potrebbero essere troppo pessimiste.
Ad affermarlo è uno studio condotto dall’Università della Finlandia Orientale e pubblicato su Nature Climate Change, che ha analizzato 40mila ore di flussi di metano tra suolo e atmosfera in 4 diversi siti nell’Artico dove sono presenti 14 diversi tipi di superficie. Il risultato è che la capacità di assorbire e stoccare emissioni di metano di certi suoli dell’Artico è maggiore di quanto si pensava finora.
I segreti delle emissioni di metano nell’Artico
Mentre le aree umide – anche a causa dello scioglimento del permafrost – rilasciano più metano nell’atmosfera di quanto ne assorbano, nelle tipologie di suoli più secche avviene il contrario. E queste aree coprono l’80% della regione artica. Non solo. I ricercatori hanno appurato che la loro capacità di immagazzinare questo gas serra aumenta sia più il terreno diventa secco – anche questo può essere una conseguenza dell’aumento delle temperature nell’Artico – sia più aumenta la disponibilità di “carbonio labile”, cioè di residui vegetali e carbonio organico.
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Con il progredire della crisi climatica, quindi, potrebbe innescarsi un meccanismo di feedback negativo in grado di rallentare le emissioni di metano nell’Artico rispetto alle previsioni attuali. Ciò però non cambia la valutazione di fondo proposta dall’IPCC e da numerosi studi scientifici: lo scioglimento del permafrost in atto resta un cambiamento con conseguenze globali e difficili da prevedere. L’Artico è davvero una bomba a orologeria, solo forse meno un po’ meno potente di quanto sospettavamo.
Gli esperimenti condotti dai ricercatori nell’Artico canadese hanno gettato luce anche su alcune dinamiche ancora inesplorate del trasferimento di metano tra suoli e atmosfera a quelle latitudini. L’assorbimento di CH4 è stato maggiore durante le ore pomeridiane nella prima parte dell’estate, ovvero nel momento della giornata in cui le temperature del suolo raggiungono il massimo. Mentre nell’ultima parte della stagione estiva, il picco di assorbimento di metano si è verificato di notte.