Nei paesi più fragili, dove il rischio dei conflitti e l’impatto più forte del climate change si sovrappongono, nei prossimi decenni il numero di decessi per eventi bellici è destinato ad aumentare sospinto dall’incremento del riscaldamento globale
Un rapporto del Fondo Monetario Internazionale
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico non causa direttamente i conflitti ma può far crescere il numero di morti. Anche del 14% entro il 2060 nei paesi più fragili, quelli dove si sovrappongono i rischi di guerre e crisi climatica. Lo afferma un rapporto del Fondo Monetario Internazionale pubblicato oggi che analizza la situazione in 61 stati, soprattutto in Africa e Asia.
In questa categoria ricade 1 paese su 5: circa 1 miliardo di persone e il 43% del numero totale di poveri nel mondo. Sono situati nelle regioni già oggi più martoriate dal cambiamento climatico e, secondo i modelli previsionali, la situazione si inasprirà nei prossimi decenni. Dal 1980 a oggi, questi paesi in media hanno subìto un evento climatico estremo molto dannoso ogni 4 anni. Con poche possibilità di riprendersi prima dell’evento successivo.
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In futuro, in questi paesi il numero di disastri climatici è previsto in aumento. L’eccessiva dipendenza dai settori legati dal clima (in particolare l’agricoltura), la precarietà delle infrastrutture urbane (anche a causa delle popolazioni spinte in aree soggette a inondazioni e frane) e l’accesso limitato all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari sono altri fattori di fragilità che risentiranno dell’impatto della crisi climatica.
Su questo sfondo si innesta il rischio di conflitti e il loro impatto in termini di vite umane. Le stime fornite dal Fondo Monetario Internazionale ipotizzano che entro i prossimi 40 anni, in uno scenario ad alte emissioni, e supponendo invariati gli altri fattori rilevanti, il numero di morti per i conflitti espressi come percentuale della popolazione totale salirà in media dell’8,5%, ma fino al 14% nei paesi fragili sottoposti agli aumenti delle temperature più pronunciati.
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Come sono state calcolate queste percentuali? Gli analisti del FMI hanno supplito alle carenze di dati per questi paesi creando un set di dati innovativo che usa la georeferenziazione per abbinare i dati meteorologici e sui conflitti a livello regionale con frequenza mensile, per 106 paesi dal 2013 al 2022, controllando al contempo l’attività economica a livello regionale. Ne emerge che la crisi climatica non è correlata allo scoppio di conflitti ma ne aumenta l’intensità. Da cui deriva l’incremento di morti.