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Le microplastiche da oggi si combattono con la segatura

Un filtro a base di segatura e acito tannico ideato dall’Università della Columbia Britannica è in grado di recuperare quasi tutte le microplastiche

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Diversi tipi di scarti di legno possono essere utilizzati per creare il filtro dell’acqua. Credit: UBC Forestry/Jillian van der Geest

L’innovazione canadese per filtrare le microplastiche difficilmente potrebbe essere applicata su scala domestica, più probabilmente a livello municipale

(Rinnovabili.it) – Un nuovo nemico delle microplastiche è stato scoperto in un laboratorio dell’Università della Columbia Britannica. Si tratta della polvere di legno, la comune segatura. Con una aggiunta di tannini, che creano una pellicola capace di ricoprire lo strato di segatura, diventa un materiale capace di sottrarre i piccolissimi e mortiferi frammenti alle acque, depurandole con grande efficienza.

L’invenzione si candida a rafforzare il dibattito scientifico sulle possibili soluzioni tecniche al problema dell’inquinamento da plastica. Un problema oggi insormontabile che alimenta dibattiti e iniziative a tutti i livelli della governance e della società.

La soluzione dell’ateneo canadese potrebbe essere poco applicabile per l’uso domestico, ma invece ha delle potenzialità per i sistemi di depurazione municipali. In attesa di comprenderne la scalabilità e la sostenibilità economica, non si possono negare i vantaggi ecologici. Il filtro creato dai ricercatori, a differenza dei filtri in plastica, utilizza materiali rinnovabili e biodegradabili. Si tratta di acidi tannici di piante, corteccia, legno e foglie mescolati alla segatura di legno, un sottoprodotto forestale ampiamente disponibile.

Le performance del filtro per microplastiche a base di segatura

L’esperimento che li ha portati a scoprire le potenzialità della segatura arricchita con acido tannico è partito dalle bustine di the in polipropilene. Queste rilasciano microplastiche, che sono state convogliate in una colonna d’acqua e fatte passare per il filtro ecologico ideato dagli scienziati. Frammenti provenienti anche da altri materiali sono stati testati e il risultato è stato convincente: tra il 95,2% e il 99,9% delle particelle di plastica è stato intrappolato.

Il professor Orlando Rojas, direttore scientifico dell’Istituto e presidente della Canada Excellence Research in Forest Bioproducts, ha spiegato però che è difficile catturare tutti i diversi tipi di microplastica in una soluzione. Questo dipende dalle diverse dimensioni, forme e cariche elettriche con cui si trovano di norma nelle acque. 

“Ci sono microfibre che vengono dall’abbigliamento, microsfere prodotte da detergenti e saponi, schiume e pellet rilasciate da utensili, contenitori e imballaggi. Sfruttando le diverse interazioni molecolari attorno agli acidi tannici, la nostra soluzione è stata in grado di rimuovere praticamente tutti questi diversi tipi di microplastiche”. La gamma delle dimensioni dei frammenti che il sistema canadese può filtrare va da 100 nanometri a 22 micrometri circa.

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