Dal 2009 a oggi, l’estrazione di petrolio e gas in Amazzonia – uno dei maggiori driver di deforestazione – è stata supportata da 20 mld $. Di questi, ben 11 arrivano da appena 8 banche
Un rapporto di Stand.earth e del COICA
(Rinnovabili.it) – Per fermare la deforestazione dell’Amazzonia bisogna bloccare lo sfruttamento di gas e petrolio nella regione. L’estrazione di combustibili fossili è una calamita per gli investimenti e uno dei fattori che incide di più sulla devastazione della foresta tropicale. Dal 2009 a oggi sono 20 i miliardi di dollari piovuti sulla foresta amazzonica per finanziare lo sfruttamento di idrocarburi. Più della metà garantiti da appena 8 banche.
Eppure l’oil&gas non è al centro del summit sull’Amazzonia che si terrà ad agosto a Belem, la città brasiliana che ospiterà la Cop30 nel 2025. Un vertice convocato da Lula, il neo presidente del Brasile, per discutere con gli altri paesi sudamericani (e non solo) del Trattato di cooperazione amazzonica (Tratado de Cooperación Amazónica, TCA), un accordo del 1978 per la protezione condivisa dell’ambiente amazzonico e un uso oculato delle sue risorse naturali. L’attenzione sarà soprattutto sulla promessa del Brasile di portare a zero la deforestazione dell’Amazzonia entro il 2030, ma l’estrazione di petrolio e gas non è in agenda.
Chi finanzia indirettamente la deforestazione dell’Amazzonia?
A riportare l’attenzione sul ruolo della finanza fossile nella deforestazione dell’Amazzonia è un rapporto di Stand.earth e del Coordinatore delle Organizzazioni Indigene del Bacino Amazzonico (COICA). Il grosso dei flussi finanziari – 11 miliardi di dollari su 20 – arrivati dal 2009 al 2023 proviene da appena 8 banche, cioè il 5% degli istituti di credito coinvolti nel finanziamento delle fossili in Amazzonia. Si tratta di JPMorgan Chase, Itaú Unibanco, Citibank, HSBC, Banco Santander, Bank of America, Banco Bradesco e Goldman Sachs.
“Le banche hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel spostare l’economia energetica dietro la crisi climatica. L’Amazzonia è una regione chiave per le banche per introdurre audaci politiche globali in grado di realizzare l’intento di sostenere i diritti umani, proteggere la biodiversità e mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C”, scrivono gli autori del rapporto, che ricordano come, secondo la roadmap dell’IEA, “non dovrebbe esserci nuova produzione di petrolio e gas se vogliamo rimanere sotto 1,5°C, eppure continuiamo a vedere finanziamenti bancari per l’espansione di petrolio e gas nella più grande foresta pluviale del mondo”.