È stato approvato in Senato il ddl che vieta la produzione e l’immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici. Tra gli obiettivi del ddl contro il cibo sintetico, difendere il Made in Italy agroalimentare, garantire la qualità e la provenienza dei cibi, tutelare la salute delle persone. Garantire cibo buono per tutti è un dovere, ma la ricerca continuerà ad andare avanti
di Isabella Ceccarini
Garantire la qualità del cibo senza fermare la ricerca
(Rinnovabili.it) – Il ddl sul cibo sintetico è stato approvato in prima lettura al Senato (93 voti favorevoli, 28 contrari, 33 astenuti). Il disegno di legge 651 reca “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”.
In questo modo l’Italia vieta in via precauzionale la commercializzazione, l’importazione e la produzione di cibo sintetico.
Il testo passa ora alla Camera.
Il ddl sul cibo sintetico tutela il Made in Italy agroalimentare
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) ha presentato il ddl sul cibo sintetico promosso dal MASAF e dal Ministero della Salute.
Uno degli obiettivi del ddl è tutelare le diversità e le caratteristiche dei territori e il legame tra cibo e cultura, elementi che caratterizzano il Made in Italy agroalimentare, come ha spiegato il ministro Lollobrigida illustrando le ragioni che sostengono il provvedimento: «Rivendichiamo la piena coerenza di questo testo normativo e il suo indirizzo di natura politica, a difesa delle nostre imprese e del futuro benessere dell’umanità, che passa per il buon cibo e non per i condizionamenti di chi immagina di fare business sullo sfruttamento delle fasce più povere della popolazione».
Il provvedimento intende «salvaguardare il settore agroalimentare dal punto di vista sanitario ma anche socioeconomico e garantire l’utilizzo su tutto il territorio nazionale di cibi regolarmente controllati e di cui si conosca con precisione la provenienza rispetto a prodotti che invece non forniscono alcun tipo di garanzia in termini di certezza per la tutela della salute umana».
Leggi anche Agroalimentare italiano e Dieta Mediterranea, patrimoni da difendere
Il cammino del ddl sul cibo sintetico è iniziato con una sottoscrizione
Il ministro ha ricordato che si è arrivati al ddl sul cibo sintetico dopo un cammino iniziato con una sottoscrizione pubblica lanciata da Coldiretti a cui hanno aderito aziende, imprenditori, associazioni e consumatori.
Le istituzioni del territorio hanno sostenuto la petizione contro il cibo sintetico a prescindere dallo schieramento politico, perché è una questione che riguarda la salute pubblica e la qualità dell’alimentazione.
Lollobrigida ha rivendicato il diritto di precauzione che «permette di normare e di dire che, finché non c’è certezza della salubrità di un alimento, non viene commercializzato e importato in questa Nazione».
La ricerca va avanti
Qualcuno ha sollevato critiche ritenendo che si voglia imbavagliare la ricerca, ma su questo il ministro si è espresso in modo chiaro affermando che il ddl non vieta la ricerca: «L’Italia è una Nazione libera sulla ricerca e dobbiamo mantenere questa consapevolezza e invertire quella fascinazione verso Stati in cui gli studi scientifici sono affidati al privato che fa il suo mestiere, a volte nell’interesse dei cittadini, altre volte nell’interesse esclusivamente delle azioni della multinazionale che rappresenta».
È opportuno ricordare che solo nel 2020 il business della carne coltivata in laboratorio ha comportato investimenti per 366 milioni di dollari, con un aumento del 6.000% in cinque anni. Davanti a un simile giro d’affari forse è legittimo nutrire qualche sospetto?
La precisazione del ministro ci sembra comunque importante. Fatto salvo il principio di tutela della salute delle persone, la ricerca deve andare avanti per almeno due buoni motivi: primo, perché a volte la ricerca porta a scoperte inaspettate e positive; secondo, perché se la ricerca va avanti in altre parti del mondo l’Italia si troverebbe tagliata fuori, con inevitabili ripercussioni non solo in campo scientifico ma anche economico.
Leggi anche USA, via libera alla carne di pollo coltivata in laboratorio
Le perplessità del rapporto FAO-OMS
Il voto del Senato si ricollega anche al rapporto FAO-OMS Food safety aspects of cell-based foods (che definisce il cibo a base cellulare anziché coltivato, termine preferito dai produttori ma ritenuto fuorviante) che evidenzia 53 pericoli potenziali per la salute (dalle allergie ai tumori) legati ai cibi prodotti in laboratorio.
Il documento FAO-OMS non solo menziona la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica, ma solleva perplessità sull’uso di fattori della crescita e di ormoni usati nei bioreattori (ma vietati negli allevamenti europei da oltre 40 anni). Si tratta infatti di molecole attive che possono interferire con il metabolismo o essere associate allo sviluppo di alcuni tipi di cancro.
Leggi anche FAO e OMS, studio sugli alimenti a base cellulare
Garantire non solo cibo, ma cibo buono per tutti
E l’ambiente? Anche lì non è tutto chiaro. Secondo una ricerca dell’Università della California, per ogni chilo di carne sintetica prodotto si svilupperebbe un quantitativo di anidride carbonica da 4 a 25 volte superiore alla carne bovina tradizionale.
Il ministro sostiene il dovere di collaborare con i Paesi meno sviluppati per raggiungere l’obiettivo della sicurezza alimentare globale e critica un modello di produzione che guarda solo a massimizzare i profitti, sfruttando i lavoratori e standardizzando la produzione.
Su un punto ci troviamo sicuramente d’accordo con Lollobrigida: più che parlare di cibo per tutti si dovrebbe parlare di cibo buono per tutti, nel senso che tutti – a prescindere dal portafoglio – hanno diritto a mangiare sano.
Una popolazione che sfiorerà presto i 10 miliardi avrà bisogno di nutrirsi ma anche di rassicurazioni sulla qualità di un cibo che non deve minare la salute.