Rinnovabili • PNIEC 2023: il nuovo piano include nucleare e CCS

Tutte le novità su nucleare e CCS nel nuovo PNIEC 2023

L’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima inserisce anche l’energia dall’atomo e la tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2 nella strategia italiana per tagliare le emissioni e accelerare la transizione energetica con orizzonte 2030. Vediamo quali sono le novità in materia

PNIEC 2023: il nuovo piano include nucleare e CCS
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Il MASE ha pubblicato il testo integrale del PNIEC 2023

(Rinnovabili.it) – Il nuovo PNIEC 2023 spalanca la porta al nucleare e alla cattura e stoccaggio della CO2 (CCS). Nell’atteso aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima spuntano un riferimento all’energia dall’atomo – solo in termini di ricerca, per il momento – e un capitolo dedicato alla tecnologia per il sequestro dell’anidride carbonica. Ecco le novità principali.

Cosa prevede il PNIEC 2023 sul nucleare

Il documento di indirizzo strategico rivisto dal governo Meloni sottolinea le “grandi potenzialità” dell’Italia nel “rilancio” del nucleare. L’esecutivo prosegue quindi in direzione di un progressivo ritorno dell’Italia alla generazione di energia nucleare, per quanto presentato in modo soft e, per ora, formalmente limitato ad attività di ricerca. L’obiettivo a lungo termine, però, è esplicitato (p.151): partecipare a “sperimentazioni su soluzioni innovative” serve per “preparare la filiera nucleare italiana in una prospettiva al 2050 con l’impiego di tecnologie innovative”.

Finanziamenti da Mission Innovation

Le misure previste nel testo PNIEC 2023 inseriscono innanzitutto il nucleare negli ambiti tecnologici prioritari per il sistema di ricerca italiano, al pari di idrogeno, rinnovabili offshore, stoccaggio e CCS. Una prima linea di finanziamento per la ricerca sull’energia dall’atomo sarà Mission Innovation, l’iniziativa di cooperazione multilaterale globale basata su partnership pubblico-privato nata nel 2015 per accelerare le tecnologie per la transizione energetica. Questi fondi saranno diretti al progetto Divertor Tokamak Test Facility (DTT), cioè l’esperimento di fusione nucleare guidato dall’ENEA, ma anche alla ricerca sugli SMR (Small Modular Reactor), i mini-reattori nucleari, e sugli AMR (Advanced Modular Reactor), relativamente alla tecnologia del raffreddamento a piombo fuso dei reattori di IV generazione.

Altri finanziamenti per R&D sull’atomo nel testo nuovo PNIEC

A questa linea si potranno affiancare altre misure e politiche incentivanti ad hoc, non ancora specificate nel testo del PNIEC 2023. Ma si cita la necessità di sviluppare la filiera italiana sia per farsi trovare pronti sia come condizione abilitante per la convenienza economica del nucleare di nuova generazione. E il documento nomina 5 collaborazioni già in essere o in discussione tra soggetti italiani e stranieri che vanno in questa direzione e, plausibilmente, potrebbero essere sostenuti da nuovi finanziamenti. Si tratta di:

  • Nuward e Rolls Royce, che hanno entrambe una interlocuzione con SIET, ENEA e Ansaldo Nucleare per la validazione sperimentale in Italia;
  • ALFRED, prototipo UE per un AMR basato su GEN-IV Lead-cooled Fast Reactor (LFR),
    supportato dal consorzio internazionale FALCON (guidato da Ansaldo Nucleare, e
    basato sulla tecnologia ENEA);
  • LFR-AS-30, AMR sviluppato dalla start-up newcleo, basato sulla tecnologia ENEA, e
    che vede investimenti privati per oltre 50 M€ presso le infrastrutture ENEA;
  • Westinghouse LFR, per la quale Ansaldo Nucleare ed ENEA supportano, insieme ad
    altre industrie italiane, la realizzazione di diversi impianti sperimentali nell’ambito
    del programma AMR UK.

La CCS protagonista del nuovo PNIEC

L’altra grande novità inserita dal governo Meloni nel PNIEC 2023, e del tutto assente nella versione del piano del 2019, è il ricorso a tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS), anche nella variante CCUS (aggiunge l’utilizzo dell’anidride carbonica).

Target e capacità nazionale di stoccaggio CO2

La versione aggiornata del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 2023, definisce la CCS “indispensabile” e riprende la stima di 20-40 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2) l’anno che potrebbero essere tagliate grazie al ricorso alla CCS, contenuto nella Strategia Italiana di Lungo Termine sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra pubblicata nel 2021. Ma non formula ancora un target al 2030 preciso.

Per rendere operativo lo stoccaggio di CO2 si punterà prima di tutto sull’uso dei giacimenti esauriti o in via di esaurimento di idrocarburi offshore in Adriatico, che avrebbero una capacità stimata di circa 500 MtCO2. Saranno anche considerati gli aquiferi salini, che avrebbero una capacità di stoccaggio superiore alle 2GtCO2 (miliardi di tonnellate di CO2). Mancano però dei necessari adeguamenti normativi e una stima più precisa della capacità reale.

Progetti CCS transfrontalieri

Le azioni principali previste per agevolare lo sviluppo della CCS in Italia sono l’adeguamento del quadro normativo, lo sviluppo di progetti nazionali e la graduale crescita delle infrastrutture di trasporto, anche nell’ottica di supportare progetti transfrontalieri. Che in parte sono già in cantiere: a marzo 2023, l’Italia ha elaborato con Francia e Grecia un piano regionale a sostegno dello sviluppo delle infrastrutture di CCS nel bacino del Mediterraneo nell’ambito di applicazione del Regolamento TEN-E. Inoltre, l’Italia è coinvolta nei progetti candidati PCI “Callisto Mediterranean CO2 Network”, “Augusta C2” e “Prinos CO2 storage”.