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L’industria vetriera in crisi invoca la neutralità tecnologica

Il caro energia e l’inflazione spaventa le imprese. Il Ministro Urso promette che chiederà la neutralità tecnologica per la normativa UE sugli imballaggi

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Il principio della neutralità tecnologica delega al mercato l’adozione delle tecnologie meno costose. Ma non funziona

(Rinnovabili.it) – Per l’economia circolare, deve valere il principio della neutralità tecnologica. Lo ha detto il Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, venerdì all’assemblea di Assovetro. L’UE può dare degli obiettivi, è la sintesi, ma poi “ogni Stato deve essere libero di utilizzare gli strumenti che ritiene per raggiungere lo stesso obiettivo”.

Le dichiarazioni arrivano sull’onda della crisi dei prezzi che ha colpito molti settori energy-intensive come il vetro. Nel 2022 l’industria vetraria ha dovuto far fronte a caro energia, inflazione, coda lunga della pandemia, prezzo del rottame di vetro cresciuto di oltre 10 volte

“Questo è uno dei temi che ci preoccupa di più – ha detto Marco Ravasi, presidente di Assovetro – Siamo davanti ad un prodotto che è unico perché infinitamente riciclabile e anche riutilizzabile. Siamo davanti ad un sistema, quello di Coreve, che ha raggiunto valori di eccellenza in Europa in termini di capacità di riciclo: raccogliamo e arriviamo a rimettere nei forni l’80,6%. Nessuno lo fa, gli altri sono ben lontani. Ma questo sistema è a rischio implosione”.

Le vetrerie, nella tempesta perfetta, sono infatti tornate ad approvvigionarsi maggiormente di materie prime vergini, riducendo il ricorso alle materie prime seconde. Non è il momento, secondo il Ministro – e secondo gli industriali – di pensare alla decarbonizzazione spinta. I calcoli di Assovetro sostengono che il passaggio da gas a elettricità porterebbe la domanda da 500 MW a 2 GW. Per soddisfarla con le rinnovabili, sostiene l’associazione, occorrerebbe una potenza di 16 GW di fotovoltaico.

Di qui l’invocazione della neutralità tecnologica da parte del Ministro, un principio già richiesto per le transizioni dell’agricoltura e della mobilità. La technological neutrality impone ai responsabili politici di non scegliere i vincitori nella competizione tra tecnologie alternative. Delega tutto ai meccanismi di mercato, con l’idea che esso garantirà le soluzioni più convenienti. Tuttavia, una stretta aderenza alla neutralità tecnologica comporta il rischio di ritardare l’adozione di tecnologie pulite compatibili con gli obiettivi di protezione del clima.

In questa direzione va il lavoro di pressione europeo per condizionare la riforma dell’Emission Trading System (il mercato del carbonio UE), che ha in progetto di ridurre le quote gratuite di CO2 da assegnare alle industrie. Allo stesso modo, il pacchetto di norme sull’economia circolare mette qualche preoccupazione, perché favorisce il riuso invece del riciclo. A livello ambientale per il vetro sarebbe molto meglio, ma oltre i 100 km di distanza per gli industriali si perde il beneficio. In più, c’è meno spazio per la personalizzazione commerciale. Le richieste del mercato sono quindi in contrasto con gli obiettivi ambientali, e la normativa europea sugli imballaggi vede parecchie resistenze. Occorrerà infatti ridisegnare anche i sistemi logistici per favorire il riuso, accorciando le catene di distribuzione.

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