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A Venezia il battesimo di Co2GeoNet

Tredici tra istituti di ricerca ed università europei per lo sviluppo ed integrazione della ricerca sul tema del confinamento geologico della CO2

I sistemi di geosequestro dell’anidride carbonica rappresentano uno degli attuali indirizzi della ricerca scientifica per la salvaguardia ambientale. Anche l’Europa è impegnata in tale direzione e con questa convinzione i ricercatori di 13 centri geofisici d’Europa sono pronti a battezzare a Venezia la nascita dell’Associazione Co2GeoNet. Il progetto consiste in un Network of Excellence finanziata dalla Commissione Europea e chiamata a perfezionare siti e tecniche dello stivaggio del gas prodotto dalle industrie a oltre un chilometro di profondità, nelle viscere della terra. Da oggi fino al 18 aprile si terrà un forum nel capoluogo veneto per dare modo ai tecnici di confrontarsi sulla nuova strategia ambientale con i responsabili di industrie, centrali elettriche, compagnie petrolifere, uffici governativi e organizzazioni non governative. “Confinare l’anidride carbonica nel sottosuolo – spiega l’ing. Sergio Persoglia dell’Ogs (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale) di Trieste, uno dei due partner italiani dell’associazione assieme all’Università La Sapienza di Roma – rappresenta il terzo metodo per limitare le emissioni dopo la riduzione del consumo di carbon fossile e l’impiego delle energie rinnovabili”. I primi test sono già in atto, nel mare del Nord e nel Sahara: il processo prevede la cattura dei fumi industriali, la separazione della CO2, la sua compressione in liquido e la canalizzazione nel sottosuolo. “Si tratta – dice Persoglia, che ricoprirà il ruolo di segretario generale del nuovo organismo – di un riciclo virtuoso. Gli unici ostacoli sono i costi elevati di cattura e il consenso pubblico. Abbiamo tuttavia già accettato il metano depositato sotto di noi in ampi bacini sotterranei. Non sarà difficile accettare la CO2 più sicura e meno velenosa del metano”. La commissione europea intende individuare una dozzina di siti di stoccaggio entro i prossimi cinque anni, soprattutto a fronte della direttiva continentale che imporrà alle imprese entro il 2012 a non immettere in atmosfera CO2. Le ricerche dei nuovi ‘magazzini’ sarà curata dalla Co2GeoNet e coinvolgerà anche le aree dei Paesi che ne fanno parte: oltre all’Italia, l’Olanda, la Danimarca, la Germania, la Francia la Norvegia e l’Inghilterra.

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