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Vegetariani per combattere la CO2

Con una dieta povera di carne rossa si può “risparmiare” un impatto pari a 1.800 km percorsi in auto

Il legame tra le emissioni inquinanti e la carne era già stato reso noto, ma ora uno studio di Christopher Weber, dell’università americana Carnegie Mellon, è entrato nel dettaglio, calcolando i benefici e non dei vari tipi di diete. Prendendo in analisi l’intero ciclo di vita della produzione dei cibi e cercando di separare i contributi di ogni fase, dalla produzione alla tavola, è emerso che, la dieta “locavora”, cioè basata su prodotti che abbiano percorso il minor numero di chilometri possibile, produce benefici sopravanzati enormemente da un solo giorno da vegetariani. Il ricercatore ha calcolato che il trasporto contribuisce solo per l’11% al totale delle emissioni prodotte mentre, la produzione agricola o industriale, è responsabile dell’83% delle sostanze che causano il riscaldamento globale. “A questo risultato si arriva tenendo conto di tutti i gas serra prodotti – spiega Weber – per gli allevamenti. Ad esempio c’è anche un contributo del metano prodotto dal metabolismo degli animali e degli ossidi di azoto rilasciati dai fertilizzanti usati per coltivare il foraggio”. La principale responsabile delle emissioni risulta essere dunque la carne rossa, da cui deriva il 31% dei gas serra, mentre i latticini contribuiscono per un altro 18%. Minore il peso di carne di pollo e pesce (11%) e verdure (9%). A livello di singole diete la “locavora” produce un impatto pari a 1.500 chilometri in meno in automobile, mentre il semplice spostarsi per un giorno dalla carne rossa al pollo o al pesce ne risparmia circa mille. La pratica migliore é mangiare verdure: in un solo giorno della settimana si risparmiano 1.800 chilometri.

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