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Un fungo “pacifista” nella ricerca sui biocarburanti

Scienziati di tutto il mondo stanno studiando i microrganismi per capire come siano in grado di rompere i legami della cellulosa per poterla trasformare in zuccheri semplici

L’ultima generazione di biocarburanti si sta concentrando già da tempo sullo studio di microrganismi per i processi di produzione, grazie alla capacità di alcuni batteri di trasformare la cellulosa in etanolo. L’ultima new entry nella ricerca scientifica sembra essere il fungo “Trichoderma reesei” noto divoratore del cotone usato, ad esempio, per divise e tende militari (da qui il suo soprannome di fungo pacifista). I ricercatori dei laboratori americani di Los Alamos e di altre istituzioni hanno studiato il genoma del fungo per cercare di capire quali enzimi utilizzi per digerire così efficacemente il materiale organico: “Temevamo che data la sua reputazione di grande ‘digestore’, il fungo, avesse un sistema complicatissimo di enzimi – spiega Diego Martinez, principale autore dello studio – invece ne usa solo alcuni estremamente efficienti”. L’obiettivo della ricerca è ora riuscire a replicare queste stesse proteine anche su scala industriale, superando i problemi tecnici. Questa è solo l’ultima di una serie di ricerche per aumentare e perfezionare la produzione dei biocarburanti, attraverso lo studio di microrganismi. Solo qualche mese fa, la rivista Nature ha pubblicato i risultati di un lavoro statunitense sulle termiti e la loro naturale capacità di digerire il legno. Dallo studio del contenuto dello stomaco il team di scienziati è stato in grado di individuare circa 500 geni dei batteri associati alla degradazione del materiale ligneo. Il prossimo passo sarà quello di selezionare quelli più efficienti.