Un nuovo rapporto di IRENA sottolinea la necessità di un maggiore impegno del settore privato nel finanziamento di progetti di transizione energetica, e una più stretta collaborazione tra pubblico e privato per sostenere il percorso net zero
Pubblicato il report “Finanziamenti a basso costo per la transizione energetica”
(Rinnovabili.it) – La transizione energetica globale ha raggiunto un momento critico, in cui la diffusione di tecnologie come l’idrogeno verde, i sistemi d’accumulo e l’eolico galleggiante deve essere rapidamente potenziata; tuttavia l’aumento dei tassi di interesse sta incrementando il costo del capitale dei finanziamenti, rendendo più arduo il processo. A sottolinearlo è il nuovo rapporto Low-Cost Energy Transition Finance lanciato oggi dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), in collaborazione con la presidenza indiana del G20. Il documento preparato in stretta collaborazione con il Ministero indiano per le energie nuove e rinnovabili (MNRE), fornisce alcuni suggerimenti per aumentare la disponibilità di capitali a basso costo nei paesi del G20 e non solo.
“La transizione energetica globale richiede un rapido aumento della diffusione delle energie rinnovabili a livello globale, rendendo urgentemente vitale l’accesso a finanziamenti a basso costo”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’IRENA, Francesco La Camera. “Siamo orgogliosi di contribuire al lavoro del G20 e di fornire preziose informazioni che supportano la Presidenza indiana nel facilitare l’accesso a finanziamenti accessibili nelle economie avanzate e in via di sviluppo”.
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Secondo il Preview of the World Energy Transitions Outlook di IRENA, per non oltrepassare l’obiettivo climatico di 1,5°C di aumento della temperatura terrestre, la quota rinnovabili nel mix energetico primario dovrebbe salire a circa tre quarti. Uno sforzo che richiederà investimenti annuali in media di oltre 5mila miliardi di dollari fino al 2030. Il problema più grande? L’accesso ai finanziamenti in molte economie emergenti e a basso reddito è limitato e spesso troppo costoso, per accelerare la transizione energetica al ritmo necessario.
A fare la differenza sui costi di finanziamento è per lo più il profilo di rischio dei progetti. In generale, quelli meno rischiosi possono attingere a bacini di capitale più ampi, con costi del debito inferiori e condizioni più favorevoli (ad esempio una durata più lunga). I finanziatori saranno inoltre disposti a prestare importi maggiori e i progetti richiederanno anche tassi di rendimento azionari più bassi.
Sebbene le circostanze specifiche varino da paese a paese, il rischio nazionale o rischio politico è spesso identificato come l’ostacolo principale per i flussi di capitali istituzionali internazionali, secondo il rapporto. In questo contesto il rapporto fornisce alcune lezioni utili a partire dalle tendenze storiche di riduzione dei costi per il solare fotovoltaico e le tecnologie eoliche onshore, definendo quadri abilitanti che possono ridurre i costi dei trasferimenti tecnologici e facilitare gli investimenti esteri diretti per accelerare l’espansione dell’idrogeno, dell’energia eolica offshore e dell’accumulo a batterie.
Il documento evidenzia inoltre la necessità di mobilitare le risorse del settore privato, il cui impegno è fondamentale nell’offrire capitali a basso costo per finanziare progetti di transizione energetica. Ma allo stesso tempo sottolinea la necessità di un più profonda collaborazione tra pubblico e privato.