Mentre cresce la pipeline il settore si prepara alle nuove sfide: investire nelle infrastrutture portuali, abbassare ulteriormente i costi, superare i colli di bottiglia nella supply chain
L’eolico galleggiante europeo può puntare ai 10 GW installati entro il 2030
(Rinnovabili.it) – Nel 2022 l’eolico galleggiante ha preso la rincorsa. In Europa e a livello mondiale è aumentato in numero esponenziale il numero di progetti e gare d’appalto per nuovi impianti offshore “senza fondamenta fisse”, sintomo di un mercato dinamico e fiducioso nonostante le difficoltà. L’aumento dei costi e i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento, infatti, non hanno risparmiato neppure questo segmento. E per assicurare un futuro radioso e in linea con le aspettative, oggi è necessario sciogliere alcuni nodi. Primo fra tutti quello infrastrutturale.
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Parchi eolici galleggianti, dall’Europa al resto del mondo
Nel complesso, tuttavia, il quadro appare promettente. Come ha spiegato WindEurope nel corso del più grande evento al mondo sull’energia eolica galleggiante – il FOWT 2023 – l’Europa dispone attualmente di 4 piccoli parchi eolici del tipo “floating”, per un totale di 176 MW di capacità cumulata. Ma “può essere fiduciosa di avere 3-4 GW di eolico flottante in funzione entro il 2030. E non è irragionevole pensare che se i governi sosterranno i loro obiettivi di espansione con le giuste politiche, per allora potrebbe avere fino a 10 GW”.
Il Regno Unito è il paese che si è dato più da fare, avendo già offerto diritti di sviluppo dello spazio marino per oltre 15 GW. Ma in questa direzione si sta muovendo anche la Francia con bandi per 500 MW a largo della Bretagna e nel Mediterraneo. E anche Norvegia, Spagna, Portogallo e Italia sono pronte a sfruttare i venti al largo delle loro coste.
Ampliando lo sguardo al resto del mondo si scopre che lo scorso anno la pipeline globale dell’eolico galleggiante è cresciuta a circa 48 GW. E che per la metà del secolo il segmento dovrebbe installare circa 300 GW a livello mondiale (previsioni di DNV).
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Eolico galleggiante, le sfide da superare
Perché tanta attenzione all’eolico galleggiante? Perché stando alle valutazioni del Global Wind Energy Council (GWEC) circa l’80% del potenziale eolico offshore mondiale si trova in acque più profonde di 60 metri, dove le tradizionali turbine a fondamenta fisse non possono arrivare. Ma non si tratta di una strada in discesa.
Il mercato dovrà mettere ordine tra le molte e diverse soluzioni tecniche sperimentate in questi anni, riducendo l’offerta dei modelli di piattaforme flottanti per iniziare la produzione su larga scala. Inoltre con molta probabilità, dovrà affrontare una serie di difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali. Acciaio in primis. E dal momento che, a differenza degli aerogeneratori fissi sui fondali, per quelli flottanti le operazioni di assemblaggio avviene per lo più sulla terra ferma, gli scali portuali dovranno attrezzarsi per la crescita del settore. “Lo sviluppo di impianti di produzione per grandi strutture galleggianti (ad esempio una sottostruttura in cemento o acciaio di 3.000 tonnellate e con lati di 80 metri) richiederà ulteriori investimenti. La Francia e il Regno Unito stanno già pianificando un sostegno finanziario pubblico per questo obiettivo”, spiega WindPower.
Non solo. Gli sviluppatori dovranno anche fare i conti anche i costi della tecnologia. Secondo DNV, il costo medio livellato dell’energia (LCOE) per l’eolico galleggiante aveva raggiunto circa i 250 euro per MWh nel 2020, rispetto ai circa 50 euro per MWh delle turbine fisse. Da allora ha segnato alcuni passi avanti verso la riduzione del costo, merito anche del progetto europeo CoreWind che ha studiato alcune ottimizzazioni per ridurre l’LCOE sotto i 60 euro per MWh.